In occasione della quinta edizione dell’incontro “Noi, il Mediterraneo”, tenutosi questa mattina presso il Marina Convention Center di Palermo, il Quotidiano di Sicilia ha intervistato il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti Edoardo Rixi ponendo come primo quesito quale possa essere la soluzione per le criticità che la rete infrastrutturale italiana ha, partendo dall’esempio palermitano della distanza tra porto e rete ferroviaria con una logistica rallentata da una città che sorge in mezzo alle due aree:
“Per noi sono fondamentali due cose: da una parte dare più flessibilità alle Autorità di Sistema portuale, uscendo dal fatto che sono enti pubblici non economici e che hanno grossissime rigidità anche dal punto di vista regolamentare e procedurale con i ministeri; dall’altra avere un ente centrale che li possa agevolare nella progettazione ma anche nei rapporti internazionali per acquisire il traffico e di una visione infrastrutturale che deve poi garantirgli l’arrivo dei fondi per gli investimenti ed anche le approvazioni dei vari ministeri. Quindi quello che noi vorremmo fare è un sistema integrato in cui ognuno sa dove deve andare. Diciamo così: ha uno sportello unico di riferimento. Mentre oggi ogni singola Autorità portuale fa come il cittadino quando deve andare in Comune per fare un certificato e deve fare il giro di tutti gli uffici per sapere dove deve andare. Così non può funzionare, perché disperdiamo una marea di energie, mentre se efficientiamo i processi siamo in grado, in questo momento, di dare ottimi risultati. Palermo ne è un esempio, ma ci sono tanti esempi sul territorio nazionale. Io però vorrei che non diventassero delle eccezioni. Vorrei che diventassero un sistema che utilizzano i best practice dei porti dove è funzionato per contaminare anche quelli dove ci sono più difficoltà”.
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A fronte di evidente percorso già tracciato contenuto nella esaustiva risposta del viceministro, abbiamo chiesto se questo ente centrale ce lo possiamo aspettare introdotto con la riforma dei sistemi portuali.
“Si, la riforma dovrebbe riguardare proprio questo, sia sulla governance sia sulle competenze, e qualche aggiustamento su alcuni elementi. Uno fra tutti: oggi i porti non possono accedere al Fondo amianto, quindi spesso pagano i problemi dell’amianto e di aziende che non esistono più, ma essendo ente pubblico non economico, ed essendo quella norma fatta per le società, o per gli enti pubblici economici, non possono attingere al Fondo e ogni volta che pagano al lavoratore i giusti indennizzi devono toglierli da altri investimenti che fanno nel porto. Da questo punto di vista noi dobbiamo creare un sistema che sia coerente con la nostra legislazione, e poi abbiamo la necessità di collegare ai porti anche il sistema ferroviario ed interporti sugli investimenti. Perché è chiaro che abbiamo bisogno di una visione strategica come paese. Soprattutto per una regione come la Sicilia, che è nel centro del Mediterraneo ed ha un governo che ha deciso di fare l’opera più importante del paese per collegare la Sicilia alla terraferma. Un’opera di cui ancora non si capisce la portata ma che ha acceso un faro incredibile sulle aspettative nel Mediterraneo, dall’estremo oriente al nord America. E per la prima volta si parla di questi territori non per denigrarli ma con l’attesa di vedere se noi italiani siamo ancora quelli capaci di sorprendere il mondo con le opere più complesse a livello mondiale”.
Vista la celebrazione che ha investito il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia occidentale, non potevamo esimerci dal chiedere al viceministro se dobbiamo aspettarci Pasqualino Monti presidente di questo ente, oltre che uomo dell’anno sulla copertina del Times. Il sorriso del viceministro Edoardo Rixi, con cui ha accompagnato la risposta valeva già una anticipazione al di là della diplomazia verbale.
“Questo non lo so, dobbiamo vedere tutto. Al momento lo cosa che dico è che Pasqualino deve chiudere le opere qui a Palermo perché l’accordo era che lui lascerà Palermo il momento in cui chiuderà tutte le opere. Poi è evidente, noi ci diamo un anno per la riforma, cambieranno le regole, a quel punto verranno nominati i presidenti e deciderà anche lui cosa vorrà fare della sua vita. Per me sicuramente è una risorsa importante per il paese, sta facendo bene anche in Enav, il tema logistico e portuale nell’interesse complessivo del settore industriale italiano è molto strategico nel futuro, quindi spero che persone come Pasqualino Monti possano riavvicinarsi o continuare un percorso in un settore, che magari è meno affascinante, in alcuni aspetti, del settore aereo, ma è molto più invasivo nella vita di tutti i giorni dei singoli utenti. Stiamo parlando sostanzialmente di una riforma strutturale che dovrebbe dare la capacità al nostro paese anche di riuscire finalmente, industrialmente ed economicamente, a contaminare tutte quelle aree come il Mezzogiorno ed il nord Italia – e anche parte del nord Italia – che fino ad ora hanno fatto fatica soprattutto sul presidio industriale”.