Ambiente

Inquinamento aria, “maglia nera” per Catania e Sicilia: Corte UE condanna Italia

La Corte europea di Giustizia ha condannato l’Italia, con una sentenza emessa oggi a Lussemburgo, per i pessimi dati in termini di inquinamento dell’aria. Sembra, infatti, che diverse aree urbane e industriali del Paese abbiano superato i valori limite annuali sulla concentrazione di biossido d’azoto nell’atmosfera dal 2010. Tra queste aree figurano anche città siciliane, in particolare Catania.

Per quanto riguarda la presenza di biossido d’azoto e inquinamento dell’aria, secondo i dati giunti nelle mani delle istituzioni europee, il capoluogo etneo sarebbe in una posizione simile a diverse altre aree metropolitane italiane, dalla Pianura Padana alle città di Genova, Roma e Firenze.

Inquinamento aria da biossido d’azoto in Sicilia: i dati

La sentenza della Corte di Giustizia europea conferma la posizione della Commissione UE, che in passato aveva già accertato diverse infrazioni da parte dell’Italia alla direttiva del 2008 sulla qualità dell’aria (2008/50/Ce). I limiti attuali per la presenza di biossido d’azoto nell’aria, per le zone colpite dal provvedimento UE, sono pari a 40 microgrammi per metro cubo l’anno. Limiti non rispettati almeno dal 2010.

Nella sentenza, la Corte ha sottolineato l’inadempimento continuo dell’Italia sul fronte della lotta contro l’inquinamento dell’aria. Nello specifico, l’agglomerato di Catania avrebbe superato i limiti nel periodo tra il 2010 al 2012 e tra il 2014 e il 2018 (incluso).

In altre zone industriali principali in Sicilia, invece, l’inquinamento dell’aria risulta fuori norma nel periodo che va dal 2010 al 2012 e dal 2014 al 2017 (incluso).

Italia inadempiente: perché?

L’Italia avrebbe dovuto rispettare i limiti imposti dalle autorità europee per garantire una qualità dell’aria migliore per i cittadini e una maggiore tutela dell’ambiente. Le autorità competenti, però, non avrebbero fatto nulla (o quasi) e questo ha determinato il provvedimento odierno.

Per spiegare le diverse inadempienze, le autorità nazionali in passato avrebbero avanzato giustificazioni come la crisi economica e le difficoltà strutturali legate ai fattori sociali. Avrebbero perfino tirato in ballo tradizioni locali e fattori esterni, come la configurazione orografica di alcune aree. I tentativi di giustificazione, però, non sono stati ritenuti validi dalla Corte di Giustizia europea.