Il ministro Calderoli ha preso il tema dell’insularità e lo ha messo nel suo Ddl sull’autonomia differenziata. Dopo 76 anni di autonomia della Sicilia avevamo ottenuto l’anno scorso di elevare il tema dell’insularità a principio costituzionale. Pertanto bastava al Governo fare una normale legge ordinaria, magari sostenuta trasversalmente, e votata dai parlamentari siciliani, perché quelli sardi votano compatti da anni sugli interessi isolani, e soprattutto metterci dei (diversi) soldini, come fanno in Spagna per le Baleari. Un cittadino di Maiorca o Minorca ha il 75% delle spese di trasporto sovvenzionate dallo Stato, idem per le merci. Quindi è solo un problema di volontà politica e di Bilancio del signor Giorgetti. Che c’entra Calderoli?
C’entra , c’entra, perché il tema dell’Autonomia differenziata è divisivo, anche della stessa maggioranza, per cui la mossa del cavallo dell’insularità serve per trovare voti. Ma di fatto può diventare un ricatto, o uno scambio come quello di Esaù, che si vendette il regno per un piatto di lenticchie. Intanto nel disegno di legge Calderoli di soldi non si parla, né per i fantomatici Lep, né ovviamente per l’insularità. Vuoi vedere che alla fine si tratta di poche centinaia di milioni, forse due, in cambio dell’adesione dei siciliani che, per interposte persone, votano il suo progetto?
Mai come in questo momento dovrebbe sorreggerci la cultura araba, che fece prosperare l’isola per un paio di secoli. Prima moneta poi cammello, dovrebbero dire i politici siciliani, soprattutto quelli regionali. E in primis, per testare la buona fede di Calderoli, dovrebbero chiedergli di sganciare l’insularità dal suo ddl, e farla votare prima con una semplice legge ordinaria e con un fondo di bilancio congruo per risollevare le sorti di persone e merci vessate dall’insufficienza di trasporti e servizi, vedi il caro voli.
In caso il ministro non volesse, sarebbero chiare le condizioni di un ricatto del nord verso le isole, che al contrario di quello che diceva Aiazzone nel suo spot non sono comprese. A Napoli dicono “ca’ nisciuno è fesso”. Non vorrei che i fessi fossero i siciliani.
Così è se vi pare.