Intervista

Intervista a Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni

PALERMO – Carlo Stagnaro è direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni.

Il Pnrr è immaginato da più parti come lo strumento per aprire la porta su un futuro energetico sostenibile. A suo avviso, può essere veramente strategico nell’ottica di dare finalmente stabilità al nostro sistema energetico, superando anche la dipendenza dalla fonti fossili?
“Non c’è dubbio che il Pnrr rappresenta una grande occasione per il paese: al di là dell’effetto di breve termine, esso offre l’opportunità di approvare riforme e realizzare investimenti al fine di alzare il potenziale di crescita di lungo termine del Pil. Simmetricamente, fare un cattivo uso delle risorse del Pnrr rischia di lasciare al Paese un’eredità di quello che il Presidente Draghi ha chiamato ‘debito cattivo’. Inoltre, il Pnrr – per quanto importante – mobilita una quantità di risorse che sono una frazione di quanto lo Stato ogni anno preleva dalle tasse degli italiani e spende per tutte le sue attività. Esso non va quindi visto come un pacchetto rivoluzionario, ma come un importante complemento della politica economica del governo. Alla luce di tutto questo, anche in campo energetico il contributo più importante del Pnrr, più ancora che nei soldi, sta probabilmente nelle semplificazioni: se riusciremo a disboscare la burocrazia consentendo l’installazione di impianti rinnovabili e di altre tecnologie per la produzione e il consumo di energia, avremo fatto un cruciale passo avanti e avremo forse posto le premesse per resistere meglio a possibili shock futuri paragonabili a quello che stiamo attraversando”.

In che modo la Sicilia, che ambisce da decenni a divenire un hub energetico del Mediterraneo, potrebbe effettivamente dare sostanza a questa prospettiva?
“La Sicilia ha una posizione centrale nel Mediterraneo, che può rivelarsi strategica man mano che l’Africa a sua volta sprigionerà il suo enorme potenziale di crescita. Anche sotto il profilo energetico, il rapporto col Nordafrica è strategico per l’Italia: da lì arriva una percentuale consistente del gas con cui il nostro paese si scalda, genera elettricità e alimenta il suo fabbisogno industriale e dalla cooperazione con questi paesi possono nascere progetti nei settori delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, dove abbiamo numerose imprese leader. La classe dirigente siciliana deve impegnarsi a cogliere queste tendenze. Ma per farlo deve anzitutto dotare l’isola di infrastrutture adeguate e servizi di qualità, che spesso richiedono un ripensamento delle decisioni passate: per esempio ridisegnando i servizi pubblici locali, costruendo nuove e moderne forme di governance e cercando anche qui di coinvolgere investitori privati”.