PALERMO – “Il successo di Fratelli d’Italia è dettato esclusivamente da un grande lavoro fatto sui territori, basato sulla coerenza. E i cittadini hanno proprio premiato la coerenza. Non abbiamo mai cambiato idea e abbiamo lavorato sempre per portare a termine ciò che avevamo detto”. Manlio Messina non utilizza giri di parole per spiegare i risultati ottenuti da Fratelli d’Italia in occasione delle ultime elezioni. Da sempre vicino al progetto politico di Giorgia Meloni (era il 2017 quando venne scelto come coordinatore regionale del partito per la Sicilia orientale) oggi, in qualità di deputato alla Camera, è pronto a sostenere il percorso governativo del neo presidente del Consiglio. Lo abbiamo intervistato sulle prospettive del nuovo Esecutivo e su alcuni temi caldi al centro dell’agenda politica.
Fratelli d’Italia, da solo, ha raggiunto il 26% dei voti, ma più di un terzo degli italiani ha deciso di non votare. Cosa direbbe agli astensionisti?
“L’astensionismo è il segnale più chiaro di quanto la gente sia lontana dalla politica. Noi puntiamo a ridare credibilità alla politica affinché anche quella grande fetta di elettori che non vanno al voto possano ritornare a credere in essa. Questo è il progetto più ambizioso, assieme a quello di dare all’Italia un Governo serio che possa offrire risposte concrete ai cittadini”.
I nazionalisti d’Europa hanno festeggiato il successo di Fratelli d’Italia. Quali sono i vostri modelli in Europa?
“Noi non abbiamo un modello, non ci riferiamo a nessuno, non somigliamo a nessuno, né vogliamo seguire l’esempio di nessuno. Semmai vogliamo essere un esempio per qualcuno: siamo Fratelli d’Italia, siamo ormai un movimento importante con un leader solido e concreto. Speriamo negli anni di diventare un modello per gli altri europeisti”.
Tra i fratelli d’Europa ci sono l’ungherese Victor Orban e lo spagnolo Santiago Abascal. Le loro posizioni sono chiaramente antiabortiste e in Italia, nel primo giorno di legislatura, il senatore Gasparri ha presentato delle proposte di legge che sembrerebbero voler limitare il diritto all’aborto. Qual è la posizione di Fratelli d’Italia su questo punto? Come mai alle Pari opportunità c’è un’anti-abortista che, alla faccia della coerenza, è passata da diversi partiti anche antagonisti?
“Noi non seguiamo necessariamente i nostri alleati. Noi abbiamo un’idea ben precisa. Abbiamo la convinzione che la legge sull’aborto vada applicata in tutte le sue sfaccettature, non vada limata, né cambiata, né limitata. Ma pensiamo vada ampliata la possibilità di tutte quelle donne che sono costrette ad abortire perché lo Stato non le aiuta a poter tenere il bambino. Noi vogliamo dare le stesse opportunità di abortire o non abortire a tutte. Riguardo Eugenia Roccella: essere anti-abortista non significa essere contro altri diritti. Anche io sono anti-abortista in quanto a favore della vita, ma come scelta personale. Non sono contro la garanzia del diritto all’aborto per chi vuole esercitarlo. Noi cercheremo di sviluppare sempre di più una cultura dell’anti-aborto lasciando invariato il diritto della legge 194, aiutando dunque le donne che vorrebbero tenere il proprio figlio e si trovano costretta ad abortire”.
Uno studente su dieci in Italia non ha la cittadinanza italiana, nonostante sia cresciuto nel nostro Paese, parli l’italiano e si senta uno straniero nel Paese d’origine, non conoscendone nemmeno la lingua. Concedereste la cittadinanza a questi giovani che decidono di formarsi e regalare all’Italia le proprie capacità?
“La cittadinanza italiana non si dà per decreto, non è un certificato ma uno status, una posizione culturale che si deve sentire dentro. Non credo che un ragazzino di 3, 4 o 5 anni abbia la cognizione per poter decidere se quello è il percorso che vuole per il suo futuro. Bisogna dargli la possibilità di scegliere la cittadinanza che desidera: se quella che vuole è quella italiana, la deve avere in un momento in cui si sente davvero italiano. Perché la cittadinanza italiana è una cosa importante che va misurata nelle sue possibilità e sfruttata solo per chi si sente italiano in una condizione di maturità. Gli studenti, fino ai 18 anni, secondo noi non devono poter ricevere la cittadinanza italiana. Per quanto mi riguarda è chiaro che chi viene dall’estero e affronta un percorso universitario in Italia, rimanendoci almeno per cinque-sei anni, possa essere immaginato come cittadino italiano”.