Palermo

Intesa tra Comune di Palermo e Stato: ecco i prossimi step

PALERMO – Il Consiglio comunale ha approvato la bozza di accordo con lo Stato per salvare il Comune dal dissesto. Il Governo Meloni dovrà ratificare l’intesa entro il 31 gennaio, dopodiché l’Amministrazione Lagalla avrà due mesi di tempo, quindi entro il 31 marzo, per modificare il Piano di riequilibrio così come impostato da Leoluca Orlando.

In realtà il sindaco Lagalla ha già dovuto incassare la prima delusione perché da Roma non sono arrivati molti più soldi di quelli ottenuti dal suo predecessore (180 milioni da spalmare in vent’anni), a parte i pochi milioni strappati per il cimitero dei Rotoli con la Legge di Bilancio.

Anche la stangata Irpef, congelata fino al 2025, è stata solo rinviata al 2026. L’aumento dell’addizionale comunale è stato contenuto per il 2023 dallo 0,8% allo 0,95% e per il biennio 2024-2025 al +1,002% ma dal 2026 è in arrivo un salasso per le tasche dei palermitani: +1,4% con un incremento del gettito di 38,2 milioni, +1,38% nel 2027 (con un aumento di 37,2 milioni), +1,36% nel 2028 (con un aumento di 36 milioni), e così via fino al 2035. A conti fatti per dieci anni il gettito complessivo dell’Irpef resterà sopra gli 80 milioni e tra il 2026 e il 2030 sopra gli 85. Le cose cominceranno a migliorare solo dal 2036 quando l’aumento si attesterà nuovamente sull’1% (per la precisione 1,037% con un aumento del gettito di 15 milioni) per poi ridiscendere sotto la soglia dell’1% nell’ultimo quinquennio dell’accordo (2038-2042).

L’ex rettore ha poi ottenuto una condizione più vantaggiosa rispetto al piano orlandiano, cioè di poterlo modificare ogni anno, e in cambio il ministero dell’Economia ha invitato Palazzo delle Aquile (che ogni anno dovrà garantire risorse pari a un quarto del contributo statale) a inserire nel testo da inviare a Palazzo Chigi, come si legge nella delibera affissa sull’albo pretorio, “la riduzione strutturale del 2 per cento annuo degli impegni di spesa di parte corrente dei Servizi istituzionali, generali e di gestione”, una tempistica “più stringente e definita, soprattutto per le annualità successive al 2025, per la consegna dei ruoli all’Agenzia delle Entrate-Riscossione” e infine l’introduzione “di un indicatore di miglioramento della riscossione sia in conto competenza che in conto residui”.

Il miglioramento della percentuale di riscossione dei tributi e delle sanzioni per le violazioni al Codice della strada è stato fissato “nella misura incrementale di 0,5 punti percentuali annui”, da conseguire “attraverso l’applicazione del regolamento antievasione”, “l’affidamento anticipato ad Ader dei carichi relativi ai crediti maturati ed esigibili per le entrate tributarie” e “il potenziamento degli uffici coinvolti nell’attività di accertamento e riscossione delle entrate, attraverso l’assunzione di personale con contratto a tempo determinato con qualifica non dirigenziale con specifici profili professionali”, per un totale di quattordici funzionari contabili.

Confermata l’introduzione dell’addizionale sui diritti portuali di 0,65 centesimi a passeggero dal 2023 al 2026 e di 1,30 euro dal 2027 mentre già sul finire del 2022 Sala delle Lapidi ha approvato un pacchetto di aumenti, tra i quali i diritti fissi per l’istruttoria delle pratiche edilizie, gli oneri istruttori dei servizi dell’Area della Pianificazione urbanistica e i diritti di istruttoria e segreteria delle pratiche al Suap.

Da segnalare l’approvazione di un ordine del giorno che impegna l’Amministrazione attiva ad avviare le procedure di stanziamento delle risorse per l’adeguamento strutturale delle indennità degli amministratori (sindaco, vicesindaco, assessori, presidente de Consiglio comunale, consiglieri e presidenti di Circoscrizione) “nella misura del 100% a partire dall’anno 2023, nel rispetto degli equilibri pluriennali di bilancio”. L’adeguamento delle indennità era già stato oggetto, in occasione dell’approvazione del Bilancio di previsione lo scorso dicembre, di una feroce polemica tra Ugo Forello del gruppo Oso e il capogruppo di Fratelli d’Italia Giuseppe Milazzo che aveva indotto l’ex pentastellato a rassegnare le dimissioni da vice presidente della Commissione Bilancio.