Sanità

“Inutile girarci intorno: quanto accaduto con il Coronavirus si ripeterà a breve”

CATANIA – “Le malattie infettive camminano con le gambe delle persone. In un mondo globalizzato come in nostro ormai bastano poche ore a un virus per raggiungere l’altra parte del mondo e da lì la sua diffusione è solo questione di tempo. Per questo non dobbiamo più farci trovare impreparati come è avvenuto per la recente pandemia da Covid”. Lo ha detto il dott. Sergio Pintaudi che col prof. Bruno Cacopardo è l’organizzatore del convegno sui rischi futuri che si è tenuto a Catania.

“Purtroppo il Covid noi lo avevamo già previsto perché ormai le malattie infettive si muovono con gli aerei – aggiunge l’esperto -. Ora lungi da riaprire questioni superate bisogna oggi prevedere che quanto accaduto si può ripetere. Per questo abbiamo costitutito una unità di lavoro di esperti non soltanto nel biologico, ma anche nel chimico, nel nucleare e nel radiologico. Un team che si intende anche di scenari di bioterrotrismo. Oggi questa associazione fornisce alle varie istituzioni competenze per affrontare gli scenari futuri”.

Pintaudi aggiunge che uno degli obiettivi che si prefigge il team di esperti è quello di “creare nei quadri dirigenti una mentalità di approccio per prendere le decisioni più appropriate. E quando dico mentalità di approccio, mi riferisco a una conoscenza capilare di quanto è già avvenuto, non di quello che potrebbe accadere, per riuscire ad arrivare a un cambio di mentalità preventiva”.

Pintaudi ha tracciato uno scenario non confortante

“E inutile che ci giriamo intorno, quanto è avvenuto con la pandemia da Covid, si ripeterà a breve perché la mobilità ormai è mondiale. Nella storia passata, nel 1400 le epidemie per arrivare in Europa ci mettevano oltre 100 anni. Oggi bastano nove, dieci ore. Attualmente ci sono focolai di virus preoccupanti. L’Oms ha identificato in questo momento una decina di focolia di malattie infettiche che potrebbero determinare problemi pandemici, addirittura superiori a quello che abbiamo già vissuto. Bisogna ragionare diversamente dal passato. Nei nostri ospedali non si può più ragionare su quanti codici rossi può curare un ospedale, ma su come affrrontare un momento in cui negli ospedali arrivino 800-1000 persone tutte in una volta. Per non parlare della trasversalità di un allarme, che comprende anche i rifornimenti, i farmaci, le derrate alimentari…”.

Un primo focolaio riguarda la Dengue

L’esperto infine si è soffermato su due focolai che al momento sono fortemente sotto controllo ed osservazione. Il primo riguarda la Dengue, oggi malattia virale diffusa nel Sud America. Il secondo riguarda il “vaiolo delle scimmie”, che oggi presenta casi in Inghilterra. “Oggi la preoccupazione maggiore – ha detto Pintaudi – riguarda il rischio di una trasmissione da uomo ad uomo di questa malattia. è proprio questo che preoccupa gli scienziati…”.

“Questo workshop intende quindi rivedere, aiutandosi con alcune esercitazioni, i rischi emergenziali di tipo anche pandemico, per individuare quali sono stati gli aspetti organizzativi che non hanno funzionato a dovere – ha aggiunto il prof. Cacopardo -. Questo incontro ha voluto anche dare una corretta informazione ai giovani medici e specializzandi sulle possibili azioni idonee da intraprendere davanti a una emergenza sanitaria. Un evento catastrofico di tipo pandemico, radiante o chimico potrebbe mettere in estrema difficoltà i Pronto soccorso e tutto il sistema sanitario nazionale. Quindi occorre ripetere in maniera simulata l’esperienza della pandemia da Covid, soffermandosi sugli errori commessi per correggerli”.

Il sistema sanitaro italiano è diviso in 21 repubbliche autonome

“Uno dei problemi più seri emerso al termine della pandemia da Covid è stato quello di avere avuto la certezza che il sistema sanitaro italiano è diviso in 21 repubbliche autonome che hanno frammentato la risposta. Inoltre si è evidenziato un certo naufragio del territorio che non ha risposto qualitativamente a dovere, lasciando un po’ soli – ma ribadisco solo un po’ – i Pronto soccorsi e le strutture ospedaliere. Oltre le possibili pandemie – ha aggiunto il docente infettivologo – bisogna essere realisti e considerare che, per quanto sta evvenendo adesso nel mondo, una possibile guerra non è più una questione lontana e fantasiosa. Un’azione terroristica chimica o una guerra nucleare se dovessero verificarsi manderebbero il nostro sistema sanitario in tilt. Per questo l’imperativo categorico è: dobbiamo prepararci!!”.