Anche giugno si è rilevato un mese estremamente avaro di piogge per la Sicilia, e i numeri che vengono pubblicati di mese in mese nel bollettino dell’Autorità di bacino del distretto idrografico della Regione sono ormai diventati segno evidente di un cambiamento climatico che comincia in maniera inequivocabile a diventare più impietoso e sta presentando un conto piuttosto salato. Continua a non piovere, e le acque presenti negli invasi continuano a diminuire: se in un solo mese lo scarto è stato di 12 milioni di metri cubi, in un anno sono venuti a mancare 232 milioni di metri cubi d’acqua negli invasi di tutta la regione. Non c’è un solo invaso che nei 30 giorni segni un valore in positivo, solo in tre casi si segnala una sostanziale stabilità.
Se si guarda ai valori nei 12 mesi, il quadro è ancora più disastroso. La diga Ancipa sul fiume Troina contiene un quarto dell’acqua rispetto allo scorso anno, passando da 26 milioni di metri cubi d’acqua ad appena 7. La diga Garcia ha visto il proprio contenuto più che dimezzarsi negli stessi 12 mesi, passando da quasi 60 milioni di metri cubi ad appena 24, mentre la diga Poma sul fiume Jato è scesa da 56 milioni di metri cubi a 36 milioni. Considerando poi che il fatto che molti degli invasi sono ad uso promiscuo, non solo irriguo quindi ma anche potabile, industriale ed elettrico, il problema non si ripercuote solo sull’agricoltura, ma sulla comunità intera. Il risultato di giugno non è una sorpresa, purtroppo: i dati relativi all’andamento dei singoli invasi nell’anno idrogeologico, che va da ottobre a settembre, mostrano come quasi tutte le dighe sono al loro minimo storico, molto al di sotto del volume autorizzato. Proprio all’inizio del mese di febbraio, il governo guidato da Renato Schifani ha dichiarato lo stato di calamità naturale da siccità severa nell’intero territorio regionale su proposta dell’assessorato all’Agricoltura.
La Sicilia è l’unica regione d’Italia e tra le poche d’Europa in zona rossa per carenza di risorse idriche. Una condizione che porterà a gravi ripercussioni soprattutto per le aziende agricole e zootecniche. Con l’obiettivo di supportare tali realtà che vivono una seria difficoltà, il dipartimento regionale dell’autorità di bacino del distretto idrografico Sicilia ha deciso di intervenire, adottando misure urgenti di semplificazione per il superamento dell’aggravamento della severità idrica: “Non sono subordinati al rilascio dell’autorizzazione idraulica unica – si legge nel decreto, a firma del segretario generale dell’autorità Leonardo Santoro – gli interventi che interessano alvei di corsi d’acqua pubblica, da eseguirsi da parte di dipartimenti regionali, dei Comuni, delle unioni dei Comuni, dei Liberi consorzi comunali, delle Città metropolitane e dei consorzi di bonifica, limitatamente alle opere provvisorie di presa per la derivazione ed il prelievo di acqua, per la durata limitata alla permanenza nello stato di severità idrica elevata attestata”.
Le disposizioni per snellire le procedure per il prelievo di acqua dai corsi d’acqua sono state pubblicate poche settimane fa con ordinanza commissariale, e servono proprio a fronteggiare la carenza idrica, salvaguardare gli allevamenti zootecnici, le produzioni delle aziende agricole e garantire sufficienti volumi d’acqua per l’irrigazione delle colture. La decisione nasce a seguito della pubblicazione del decreto del presidente della Regione n. 510/Gab del 2 febbraio scorso, con il quale viene istituita l’unità di crisi presso l’assessorato all’Agricoltura, per lo sviluppo rurale e per la pesca mediterranea, che definisce quali siano le possibili deroghe per il superamento dello stato di crisi, tra cui le prescrizioni contenute nel decreto del segretario generale n.187 del 23 giugno 2022.
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