Le Cayman, Antigua, le Fiji e altri sono noti paradisi fiscali, che tradotto significa luoghi ove si possono fare operazioni di qualunque genere di fatto non soggette alle imposte nazionali. Non solo, ma sono luoghi ove arriva il denaro di qualunque tipo e da qualunque fonte, quindi anche oggetto di attività malavitose, criminali e simili.
Codesti paradisi fiscali sono immuni da controlli di ogni tipo perché impermeabili alle leggi dei Paesi indicati nella lista detta “bianca”, mentre i primi si trovano nella lista “nera”. Quindi sono messi ai margini di tutte le attività e tuttavia prosperano perché vi è tanta gente che intende nascondere ciò che fa, non solo per non pagare le tasse, ma anche perché i frutti sono illeciti.
Fatta questa premessa sui paradisi fiscali che vi sono in tutto il mondo, cerchiamo di focalizzarci sull’Unione europea per capire se, almeno sotto il profilo fiscale, vi sia una certa uniformità di trattamento, per cui tutti coloro che agiscono su questo territorio sono trattati allo stesso modo.
Vi diciamo subito che così non è perché abbiamo almeno quattro esempi di Stati dell’Unione che sono paradisi fiscali, in quanto tassano utili e redditi in maniera molto favorevole, con aliquote molto basse.
Si tratta indicativamente di Irlanda, Olanda, Lussemburgo e Malta. In questi Paesi la tassazione dei redditi è veramente modesta, forse la metà di altri Paesi.
La conseguenza è che molti grandi gruppi, ma anche alcuni medi, hanno trasferito il loro domicilio fiscale in uno dei Paesi indicati, in modo del tutto legale, ottenendo così il vantaggio fiscale. Per esempio, in Italia l’Imposta sul reddito delle società (Ires) è del 24 per cento e l’Imposta regionale sulle attività produttive (Irap) è del 4,4 per cento. Dunque, il reddito di impresa è tassato nella misura complessiva del 28,4 per cento, oltre le imposte locali, mentre lo stesso reddito in Olanda o in Irlanda sarebbe tassato al 10 per cento.
Vi è poi il piccolo Lussemburgo, che attrae non solo le imprese, ma anche le persone fisiche perché colà le aliquote fiscali sono particolarmente favorevoli.
Il Lussemburgo, dobbiamo ricordarlo, è stato uno dei sei Paesi fondatori della Comunità economica europea, il cui trattato è stato sottoscritto nel 1957 anche da Germania, Francia, Italia, Belgio e Paesi Bassi.
Fin dall’inizio la sua politica fiscale è stata di particolare favore, per cui oggi annovera migliaia di imprese che hanno fissato la loro sede in quel Paese.
Il Lussemburgo è il terzo Paese da noi elencato che offre condizioni particolarmente favorevoli a chi produce reddito, per cui molti sono attratti da queste condizioni propizie.
Non possiamo non indicarvi in questo contesto il minuscolo Stato del Principato di Monaco, ormai divenuto residenza dei ricchi di tutta Europa e non solo.
Il nostro Paese si muove in questo contesto e ha spese pubbliche correnti enormi, un Pil modesto e quindi entrate relativamente basse, con la conseguenza di un deficit (differenza fra entrate e uscite) elevato. Per cui non è in condizione di offrire aliquote più basse di quelle attuali, anche se questo Governo sta tentando di diminuire l’Irpef per i privati e le famiglie.
Veniamo infine alle isole maltesi: Malta, Gozo e Comino. Un arcipelago che conta una popolazione di circa 530 mila abitanti e una geografia particolare (la collina più alta non supera i 500 metri nell’isola principale, per cui è spazzata dai venti del Mediterraneo). Esso ha subìto l’invasione di tutti, dagli arabi, ai francesi, agli inglesi, essendo un territorio al centro del Mediterraneo molto utile al suo attraversamento.
Dal 2004 fa parte dell’Unione europea, insieme all’isola di Cipro (parte greca). Le sue istituzioni risentono della matrice britannica, per cui funzionano con un rigore anglosassone, ma vi è molta italianità nella capacità imprenditoriale di produrre, per cui è in continua crescita (la più alta fra i ventisette Paesi europei) e le sue attività di ogni genere sono in continua evoluzione nonostante i limiti territoriali.
Malta è anch’essa un paradiso fiscale in quanto offre aliquote favorevoli e più basse di quelle della media europea.