Era negativa al tampone ma aveva gli anticorpi Covid, segno di un’infezione recente, la bimba di 9 anni salvata da un attacco ischemico cerebrale grazie a un tempestivo intervento al Policlinico Umberto I di Roma. Ora sta bene, anche se è ancora sotto monitoraggio e verrà dimessa nei prossimi giorni. Ma questo caso a lieto fine ricorda che anche nei più piccoli, seppure raramente, il Sars-Cov-2 può provare effetti gravi.
La bambina era arrivata al pronto soccorso pediatrico lo scorso 17 giugno perché, mentre giocava in un centro estivo, era diventata improvvisamente sonnolenta.
In poco tempo i sintomi neurologici erano peggiorati, tanto che all’arrivo in ospedale non riusciva più a parlare.
“E’ arrivata da noi in stato confusionale, con afasia. Abbiamo inizialmente pensato a un tumore cerebrale, ma grazie a una risonanza è emersa un’ischemia causata da un trombo, evento molto raro a questa età”, spiega all’ANSA Fabio Midulla, responsabile del pronto soccorso pediatrico del Policlinico Umberto I e ordinario di Pediatria all’Università di Roma La Sapienza.
“Nel giro di un’ora e mezza – precisa – siamo riusciti a fare una diagnosi di ischemia cerebrale, grazie al tempestivo intervento del pediatra d’urgenza, della stroke Unit, dell’intensivista pediatra e del neurologo pediatra. Sono stati somministrati farmaci fibrinolisici, terapia standardizzata negli adulti ma non nei bimbi sotto i 12 anni. E’ un farmaco che dissolve il trombo, ma che se non controllato può causare complicanze emorragiche, quindi servono medici che lo sanno usare e che hanno esperienza pediatrica. Rapidamente, la bimba ha ricominciato a rispondere alle domande e poi a parlare”. Successivamente, dagli esami fatti per inquadrare il caso, è emerso che la bimba aveva anticorpi Igm anti Covid, anche se era negativa al tampone, così come erano negativi anche i genitori.
“Quindi probabilmente aveva avuto un’infezione asintomatica di recente, 3 o 4 settimane prima. Supponiamo, anche se non possiamo dimostrarlo, sia stata questa l’origine del trombo. Ora fortunatamente sta bene, ed è ancora ricoverata ma solo per il monitoraggio”, sottolinea Midulla.
In genere il Covid nei giovanissimi è una malattia lieve ma sono descritte anche complicanze, soprattutto alcune settimane dopo l’infezione acuta, come la la malattia infiammatoria multisistemica (Misc) o, più raramente ancora, casi di ischemia cerebrale dovuta trombi. “L’unico modo per prevenire queste rare complicanze – conclude Midulla – è fare i vaccini anche ai bambini, almeno quelli per i quali sono autorizzati, ovvero dai 12 anni in su. E’ bene rassicurare i genitori: il rapporto rischio-beneficio è sempre favorevole al vaccino”.
“È una storia che poteva concludersi con un esito infausto – commenta Fabrizio d’Alba, direttore generale dell’Umberto I – e che oggi siamo qui a raccontare per sottolineare la professionalità e la bravura di medici ed degli operatori sanitari capaci di attivare, nei tempi strettissimi dettati dall’emergenza, quella catena di professionalità e competenze che fanno la differenza, e in casi drammatici ed improvvisi come questo salvano vite”.