PALERMO – Come tanti Don Chisciotte che lottano contro i mulini al vento, gli ispettori del lavoro in Sicilia continuano a lavorare per migliorare le condizioni di lavoro di molti lavoratori, ma sono troppo pochi per poter soltanto pensare di risolvere anche solo in parte la situazione.
E anche se è stato siglato un protocollo di intesa per formare gli ispettori del lavoro regionali alle nuove competenze introdotte dalle modifiche al testo unico del 2008 dal Dl 146/2021, tale rafforzamento del personale non potrà che rappresentare solo il primo passo verso reali benefici che permettano di colmare le carenze strutturali attuali.
Tutto questo mentre l’Inl, l’Ispettorato nazionale del lavoro, sta assumendo 2.580 nuovi dipendenti tra amministrativi e ispettori (con un rafforzamento dell’organico del 65 per cento): “Ad oggi in Sicilia abbiamo solo 63 ispettori del lavoro, di cui nel capoluogo solo due. A livello nazionale assistiamo al potenziamento forte di tale figura cui partecipano anche molti siciliani che, però, una volta entrati nell’organico dell’Ispettorato nazionale, non possono richiedere il trasferimento in Sicilia perché non esiste la pianta organica”, ha spiegato Vincenzo Silvestri, consulente del lavoro, durante un incontro a Palermo in collaborazione con Ergon e l’Inl dal tema “Sfide e Cambiamenti per la Sicurezza sui Luoghi di Lavoro alla Luce del D.L. 146/2021”.
Il risultato è che i siciliani vincitori o idonei del concorso sono centinaia, ma l’Assemblea regionale siciliana non ha recepito il decreto istitutivo dell’Inl da cui dovrebbero discendere gli ispettorati territoriali; quindi, non potranno essere assunti i 256 previsti da un piano che risale al 2019.
Una soluzione al problema, ad ogni modo, è necessaria e ormai improcrastinabile: lo stesso assessore regionale al Lavoro, Antonio Scavone, aveva ventilato al Qds la possibilità di ricorrere, di concerto con l’Inl, all’istituto del “comando” di personale dell’Ispettorato Nazionale da impiegare nel territorio Siciliano.
Per quanto riguarda il fronte del potenziamento del personale regionale l’articolo 83 comma 2 della legge regionale dell’8 maggio 2018, consente il reclutamento di nuovi ispettori del lavoro tramite riqualificazione di attuale personale in servizio, con idoneo profilo professionale, ed affiancato agli attuali ispettori per un periodo di tirocinio. Personale dovrebbe provenire poi dalle procedure concorsuali per il potenziamento dei Centri per l’Impiego regionali.
Intanto, ad oggi, la situazione è desolante: solo due 2 ispettori regionali a Palermo che materialmente vanno ad ispezionare le aziende, addirittura nessuno a Ragusa. Sono i due estremi che rappresentano il quadro del disastro.
Sessantatre gli ispettori in tutto; 309 operatori, secondo la Uil Sicilia, tra istruttori, collaboratori e operatori secondo la pianta organica pubblicata in ogni ispettorato provinciale, gli amministrativi regionali che li collaborano; unico vero sostegno, appena 45 ispettori carabinieri, distribuiti variamente sul territorio.
In percentuale, rispetto al personale amministrativo, gli ispettori sono il 37% in provincia di Agrigento, il 32% a Catania, il 23% a Trapani, per scendere addirittura al 10% ad Enna e al 6% a Palermo. Un piccolo corpo armato troppo debole per contrastare il sommerso dilagante su tutto il territorio: l’Istat ha stimato che sono quasi 300 mila i lavoratori “in nero” in Sicilia, con un tasso di irregolarità di quasi il 20%. In termini economici, il lavoro irregolare in Sicilia produce 6,235 miliardi di euro che, incide, in termini percentuali, sul valore totale del lavoro nella regione, per ben il 7,8%.