A settembre l’inflazione si conferma negativa per il quinto mese consecutivo e di poco più ampia rispetto al mese precedente, portandosi ai livelli di gennaio 2015 Nel mese di settembre, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo registri una diminuzione dello 0,7% su base mensile e dello 0,6% su base annua (da -0,5% del mese precedente); la stima preliminare era -0,5%. Lo ha reso noto l’Istat. Per il carrello della spesa i prezzi accelerano segnando un +1%.
L’inflazione negativa per il quinto mese consecutivo si deve in larga parte ai prezzi dei Beni energetici regolamentati (da -13,7% di agosto a -13,6%) e di quelli non regolamentati (da -8,6% a -8,2%) e, in misura minore, ai prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da -2,3% a -1,6%). Il ridursi rispetto ad agosto dell’ampiezza della flessione dei prezzi di queste tre tipologie di prodotto non bilancia del tutto il rallentamento dei prezzi dei Beni alimentari lavorati (da +0,4% di agosto a +0,1%), l’inversione di tendenza di quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +0,1% a -0,4%) e dei Beni durevoli (da +0,3% a -0,1%), determinando così un’inflazione negativa di poco più ampia rispetto al mese precedente.
L'”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi e quella al netto dei soli beni energetici rallentano entrambe, rispettivamente da +0,3% a +0,1% e da +0,4% a +0,2%.
La diminuzione congiunturale dell’indice generale è dovuta per lo più al calo dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (-5,5%), dovuto in larga parte a fattori stagionali.
L’inflazione acquisita per il 2020 è pari a -0,2% per l’indice generale e a +0,6% per la componente di fondo.
I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona accelerano lievemente da +0,9% a +1%; quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto riducono la flessione da -0,2% a -0,1%.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dello 0,9% su base mensile e diminuisce dell’1,0% su base annua (da -0,5% di agosto); la stima preliminare era -0,9%.
La diversa dinamica dell’IPCA rispetto al NIC si deve ai saldi estivi, di cui il NIC non tiene conto. La fine della stagione dei saldi determina infatti un aumento rispetto ad agosto dei prezzi di Abbigliamento e calzature pari a +25,3%, causando così la crescita congiunturale dell’IPCA. Ma poiché in alcuni casi i saldi estivi si sono protratti, l’aumento congiunturale dei prezzi di questo comparto merceologico è meno ampio di quello di settembre 2019, quando fu pari a +32,6%. La differenza tra le due variazioni si riflette sulla dinamica su base annua sia dei prezzi di Abbigliamento e calzature, che invertono la tendenza da +3,4% a -2,3%, sia dell’indice generale, che registra così una più ampia flessione rispetto al NIC.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,6% sia su base mensile sia su base annua.
Per le modalità con le quali è stata affrontata, per le stime di settembre, la situazione di progressiva riduzione della gravità dell’emergenza sanitaria e di riapertura di buona parte delle attività commerciali di offerta di beni e servizi di consumo, si veda la Nota metodologica alle pagine 19, 20 e 21.