Lavoro

Istat: forte divario tra Nord e Sud sul fronte lavoro

ROMA – Sul fronte del lavoro e della conciliazione dei tempi di vita, le differenze territoriali vedono il Mezzogiorno in costante svantaggio rispetto al resto del Paese sia nell’occupazione che nella mancata partecipazione al lavoro, nonostante gli andamenti alterni registrati durante le recenti crisi economiche. Le penalizzazioni sono maggiori e più persistenti per i giovani e per le donne in tutte le aree del Paese, soprattutto nel Mezzogiorno. Lo rileva l’Istat nell’aggiornamento annuale del sistema di indicatori del Benessere equo e sostenibile dei territori.

Il profilo del centro Italia invece è più eterogeneo ed evidenzia un sistematico svantaggio per le province laziali (eccetto Roma) che si trovano sempre su posizioni medio-basse, cui fa da contrappeso il vantaggio di alcune province toscane e di Roma, che gravitano su posizioni medio-alte. Riguardo agli infortuni mortali e alle inabilità permanenti, il 2016 ha segnato un’ulteriore riduzione del tasso, che è sceso a 11,6 punti per 10mila occupati in Italia contro i 15,4 del 2008. Nel 2016 le cinque province con i valori più bassi sono tutte nel Nord-ovest, tra Piemonte e Lombardia: Biella (4,7 per 10mila), Milano (5,1), Como (5,3), Novara (5,8) e Lecco (5,9). Le cinque province più penalizzate sono al Centro-sud: Vibo Valentia (32,2), Potenza (29,8), Nuoro (27,7), Ascoli Piceno (27,4) e Arezzo (25,1). Mediamente, nelle città metropolitane i tassi sono più contenuti che nelle alle altre province. La più penalizzata è Reggio Calabria, dove gli infortuni sono stati 22,4 per 10mila (quasi 10 punti in meno che a Vibo Valentia).