ROMA – La popolazione residente nel Mezzogiorno è meno istruita rispetto a quella nel Centro-nord: il 38,5% degli adulti ha il diploma di scuola secondaria superiore e solo il 16,2% ha raggiunto un titolo terziario. Questo è quanto emerge dal report dell’Istat sui livelli d’Istruzione 2020.
Nel Nord e nel Centro circa il 45% è diplomato e più di uno su cinque è laureato (21,3% e 24,2% rispettivamente nel Nord e nel Centro). Il divario territoriale nei livelli di istruzione – si evince dal report – è indipendente dal genere, sebbene più marcato per la componente femminile.
Nel 2020 le differenze territoriali nei livelli di istruzione sono del tutto simili a quelle dei due anni precedenti, sia per gli uomini che per le donne. Il divario territoriale resta dunque quasi immutato per due anni consecutivi, mentre nel decennio 2008-2018 aveva registrato un aumento, in particolare tra la popolazione con titolo terziario. I livelli di istruzione crescono in misura piuttosto simile nelle ripartizioni geografiche: la popolazione con almeno il diploma aumenta di +0,8 punti nel Nord, di +0,4 nel Centro e di +0,7 punti nel Mezzogiorno; stessa dinamica per la popolazione laureata che cresce rispettivamente di +0,6, +0,5 e +0,4 punti.
In Italia, sempre nel 2020, la quota di giovani che hanno abbandonato gli studi precocemente è pari al 13,1%, per un totale di circa 543 mila giovani, in leggero calo rispetto all’anno precedente. Nonostante l’Italia abbia registrato notevoli progressi sul fronte degli abbandoni scolastici, la quota di Elet resta tra le più alte dell’Ue. L’abbandono scolastico caratterizza i ragazzi (15,6%) più delle ragazze (10,4%) e per queste ultime si registra una diminuzione anche nell’ultimo anno (-1,1 punti). I divari territoriali sono molto ampi e persistenti. Lo scorso anno nel dettaglio, l’abbandono degli studi prima del completamento del sistema secondario superiore o della formazione professionale riguarda il 16,3% dei giovani nel Mezzogiorno, l’11,0% al Nord e l’11,5% nel Centro. Il divario territoriale tra Nord e Mezzogiorno si è ridotto a 5,3 punti nel 2020, grazie al calo registrato nel Mezzogiorno, dopo la sostanziale stabilità che aveva caratterizzato il quinquennio precedente (7,7 punti nel 2019).
Il gap territoriale a sfavore del Mezzogiorno resta molto marcato anche per quanto riguarda i laureati. Dopo aver registrato un forte aumento nel decennio 2008-2018, infatti, solo un quinto dei giovani ha raggiunto il traguardo della laurea (21,3%), contro il 31,3% del Nord e il 32,0% del Centro.
Queste disuguaglianze territoriali, da una parte, sottolineano le criticità nel perseguire gli obiettivi di equità nel raggiungimento di adeguati livelli di istruzione, fondamentali a garantire cittadinanza attiva e congrue opportunità di accesso al lavoro; dall’altra – precisa Istat – pongono in evidenza come la ripresa del Mezzogiorno non possa prescindere da un’offerta di lavoro qualificata e pronta alle sfide tecnologiche e produttive di una società in rapido mutamento.
Dati che si ripercuotono anche sull’apprendimento permanente (lifelong learning). La quota di popolazione che partecipa alla formazione continua, infatti, è superiore nel Nord e nel Centro (8% e 7,8%) rispetto al Mezzogiorno (5,7%), anche per effetto del più basso livello di istruzione che mediamente caratterizza la popolazione in quest’area.