Editoriale

L’Italia che vince è quella dei doveri

Abbiamo letto un interessante editoriale del direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, “L’Italia che vince è quella dei diritti”. Siamo alle solite perché si affronta la questione dei rapporti fra cittadini e fra questi ultimi e le istituzioni, elencando pedissequamente i diritti.

Questo modo di comunicare è eticamente sbagliato perché a nessuno deve passare per la testa di reclamare un diritto senza prima aver fatto l’esame di coscienza e cioé aver verificato se ha fatto interamente il proprio dovere.
Per esempio, i disoccupati e i sindacati che li proteggono, i quali continuano a lamentarsi che non c’è lavoro. È ormai a tutti noto che si tratta di una pura e semplice menzogna (almeno parziale) perché di lavoro ce n’è ed anche tanto.

Non è, dunque, il lavoro che manca, ma la competenza. Per esempio, nel settore della logistica ci vogliono venti/venticinquemila autisti; Amazon intende assumere cinquantamila persone; nei settori produttivi vi sono oltre centomila posti vuoti.
Perché tutto questo? Perché mancano le persone capaci e idonee a occupare quei posti.

La questione che poniamo non riguarda il lavoro che non c’è, piuttosto i lavoratori che non ci sono, ovviamente che possiedano i requisiti necessari per andare ad occupare i posti di lavoro vacanti.
In questo quadro, risulta evidente il fallimento dei corsi di formazione regionali dai quali escono persone con attestati formali, ma che non trovano lavoro perché non sanno fare quello che viene loro richiesto.
Il problema è in generale la mentalità assistenzialistica, secondo la quale bisogna dare a tutti un assegno a prescindere dalla loro volontà e dalla loro capacità di apprendere le tecniche necessarie per essere assunti, cosa che avverrebbe prontamente se solo le possedessero.

Negli Stati Uniti, il Covid-19 è stato rapidamente superato sotto il profilo dell’occupazione perché, in quel Paese dove le cose funzionano, il lavoro è, come si suol dire, a porte girevoli: si entra e si esce dalle aziende e dalle Pubbliche amministrazioni e si entra in altre aziende e Pubbliche amministrazioni con estrema scorrevolezza. In quel Paese, così operando, la disoccupazione è scesa al 5,2 per cento, la metà di quella italiana.
Il modo di comunicare da parte di sindacati, politici di mezza tacca e operatori dei mezzi di informazione, continuando a sostenere un concetto sbagliato, cioé reclamando i diritti senza fare alcun cenno ai doveri, ha diseducato la popolazione sia sul piano civico che sul piano lavorativo.
I doveri, innanzitutto, sono quelli di contribuire al benessere di tutta la Comunità, facendo quanto è necessario per affrancarsi dai bisogni e destinando una parte del proprio tempo ai terzi bisognosi, indigenti, ammalati, disabili e via enumerando.

È vero, vi sono migliaia e migliaia di benemerite associazioni di servizio e volontariato che suppliscono alle carenze delle istituzioni e dei politici che le guidano. Ma questo non basta. È compito dei mass media diffondere fra tutti i cittadini l’obbligo primario di fare interamente il proprio dovere e solo dopo richiedere il diritto.
Se ci trovassimo in uno Stato di polizia o dittatoriale, nei quali i diritti civili sono compressi, la questione avrebbe un senso logico. Ma siamo in un eccesso di Democrazia.

In una Democrazia, come la nostra, ove i diritti sono ben elencati nella Carta costituzionale, non c’è ulteriore bisogno di sottolinearli, anzi bisognerebbe evidenziare i doveri che si trovano nella stessa Carta costituzionale, ma che vengono regolarmente ignorati perché non convengono e quindi non sono quasi mai all’ordine del giorno di dibattiti radio-televisivi, né negli approfondimenti dei quotidiani nazionali, salvo alcuni che regolarmente vengono inseriti nelle pagine finali.

Si capisce che vi è convenienza a parlare di diritti perché è la cosa più facile che ogni cittadino chieda. Più difficile sarebbe parlare e scrivere di doveri, perché essi costano fatica, impegno e tempo.

Diritti e doveri, cioé egoismo ed altruismo. Il diritto è il soddisfacimento di necessità di ciascuno di noi; il dovere è la voglia di fare per gli altri quello di cui hanno bisogno.

Si tratta di due facce della stessa medaglia, una negativa (diritti), l’altra positiva (doveri). Noi continuiamo a battere sul tasto di questi ultimi.