In Italia tra le imprese guidate dai giovani crescono solamente quelle agricole (aumento dell’1% negli ultimi 10 anni in controtendenza rispetto al crollo degli altri settori che registrano il -13%). Si evidenzia un totale di oltre 55mila under 35 che hanno investito nella terra: coltivazione, allevamento, agriturismo, vendite dirette, bioenergie o economia green. I dati vengono fuori dall’analisi di Coldiretti basata sul rapporto del Centro Studi Divulga in occasione degli Oscar Green, salone della creatività Made in Italy della “Generazione in campo”. Nel giro di un decenni il settore agricolo è un punto di riferimento importante per le nuove generazioni. Al contrario altri settori subiscono crolli del numero di imprese under 35 (24% per le costruzioni, 25% per il commercio al dettaglio, 28% per il tessile e 48% per le telecomunicazioni).
Nell’ultimo anno sono nate in media 17 nuove imprese agricole giovani al giorno. “Le aziende guidate da under 35 hanno una superficie (Sau) superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più – afferma Coldiretti basandosi sui dati del Censimento Istat -. Si tratta di imprese con almeno un’attività connessa, indirizzate verso la pratica biologica e verso la commercializzazione dei prodotti aziendali, estremamente digitalizzate. Basti pensare che più di una su tre (34%) è informatizzata e una su quattro (24%) ha realizzato innovazioni in azienda nell’ultimo triennio”.
Inoltre quasi un giovane imprenditore su cinque (19%) è laureato. Le imprese giovani hanno cambiato il mestiere grazie ad attività multifunzionali “dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili”.
Relativamente al piano produttivo viene fuori che la maggioranza dei giovani imprenditori è impegnato nella coltivazione di ortaggi (13%), una parte invece si dedica al settore delle produzioni agricole associate all’allevamento di animali (11%) e poi al vino (10%).
“A ostacolare la crescita delle giovani imprese agricole restano però le difficoltà legate all’accesso alla terra e quello al credito – dice Coldiretti -. Il prezzo medio di un ettaro di terreno agricolo in Italia è di 20.900 euro, ma può arrivare a cifre di 1,5 milioni di euro se si considerano i vigneti dei grandi vini del Nord. Ma differenze sensibili si trovano anche a livello territoriale. Nel Nord Ovest il prezzo medio è di 29.100 euro ad ettaro, sale a 42.300 al Nord Est, spinto soprattutto dal mercato vitivinicolo, scende a 15.200 euro al Centro Italia, fino ai 13.400 del Meridione e agli 8.800 delle Isole. Se si considera che la dimensione media di un’impresa agricola italiana è di circa undici ettari il prezzo d’ingresso per un agricoltore rischia di diventare proibitivo e ciò rappresenta un grave problema, anche per le difficoltà di accesso al credito, in un momento peraltro dove la voglia di campagna è ai massimi storici. In tale ottica sono importanti le misure attivate a favore delle giovani imprese, come ad esempio quelle di Ismea – conclude -, per finanziare il prezzo di acquisto dei terreni”.
“Occorre sostenere il ritorno alla terra dei giovani e la capacità dell’agricoltura italiana di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale superando gli ostacoli burocratici che si frappongono all’insediamento – afferma la leader dei giovani della Coldiretti, Veronica Barbati -. È necessario superare le tensioni internazionali, ristabilire la pace e investire su un settore strategico per far ripartire l’Italia e l’Europa grazie anche a una nuova generazione di giovani attenti all’innovazione e alla sostenibilità”.
Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, si esprime sulla questione. “La pandemia ha accelerato il fenomeno del ritorno alla terra e maturato la convinzione comune che le campagne siano oggi capaci di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, peraltro destinate ad aumentare nel tempo”.