“Quante volte al giorno penso ai playoff? Poche. Più che altro mi dico: ma guarda cosa abbiamo buttato via… Bastava vincere la partita d’andata con la Svizzera che abbiamo stradominato. Ma penso anche che durante le qualificazioni e durante l’Europeo ci è andato tutto bene e ci sta che, prima o poi, qualcosa ti vada storto. È il calcio. In quei casi, devi fare qualcosa di più. Lo faremo a marzo”. Qualcuno sembra aver già dimenticato l’impresa di luglio“. Così il ct della Nazionale italiana, Roberto Mancini in una intervista alla Gazzetta dello Sport.
“La gratitudine – continua – è merce rara, nello sport ancora di più e nel calcio di più ancora. Basta una partita a trasformarti da campione in brocco. Normale. Mi spiace piuttosto che il caos dei calendari, scombussolati dal Covid, con partite ammassate, qualificazioni mondiali, Nations League, ancora qualificazionià ci abbia impedito di goderci a pieno la vittoria dell`Europeo. Ce lo meritavamo”.
Quei due rigori sbagliati da Jorginho, andata e ritorno contro la Svizzera, pesano ancora come un macigno. “Jorginho, per tutto quello che ha fatto, meritava il Pallone d’Oro: ne sono convinto. Un giocatore importante, fondamentale per il nostro gioco. Ricordo il rigore alla Spagna che ci ha portati in finale, non i due sbagliati. E poi vedo che continua a tirare e segnare dal dischetto. Il problema non esiste“.
Dopo il trionfo di Wembley l’Italia non ha perso motivazioni: “Conosco queste dinamiche da sempre. Non succede solo agli italiani. Dopo la conquista di un grande trofeo, può esserci un po’ di disattenzione, un calo fisiologico. Questi ragazzi hanno ripreso presto e, dopo un paio di giornate di campionato, erano già a Coverciano. La Nazionale soffre puntualmente a inizio stagione. Ma, come atteggiamenti, non ho nulla da rimproverare. Tutti hanno sempre fatto il massimo per venire”.
Spazio ai volti nuovi: Zaniolo, Scamacca, Raspadori, Kean. Il futuro azzurro. “Zaniolo può dare tanto, alla Roma e alla Nazionale. Dipende tutto da lui: dalla sua condizione fisica e dalla continuità di gioco che saprà dimostrare. In questi tre anni abbiamo avuto la garanzia di Immobile e Belotti e tanti giovani in crescita, di buone qualità. Ultimamente, sì, molti stanno facendo bene. Scamacca per esempio ha tutto per diventare un centravanti completo. Segna in tutti i modi: di testa, di piede, da vicino, da lontano, ha fisico e tecnica. All’ultimo raduno gli ho parlato a lungo e gli ho spiegato dove può arrivare con le sue potenzialità. Vale il discorso fatto per Zaniolo: dipende tutto da lui. Dalla continuità che saprà trovare. È giovane, deve giocare tanto. Da qui ai playoff ha davanti tre mesi e tre mesi, per un ragazzo, sono tanti. Può crescere ancora molto”.
E poi c’è João Pedro, altro possibile oriundo dopo Toloi, Emerson e Jorginho. “Non è che abbiamo chiesto noi a João Pedro di diventare italiano. Ha sposato una donna italiana, ha doppio passaporto, è convocabile. Giusto considerarlo, ha grandi qualità tecniche. Poi la convocazione va meritata, giocando bene. Vale per tutti. Non dimentichiamo che in questi anni il numero dei giocatori italiani si è ristretto ulteriormente rispetto al passato. Siamo scesi al 35%. Si restringe anche la scelta per la Nazionale. Vedremo cosa accadrà”. Se a marzo l’Italia fosse fuori dai Mondiali, Mancini continuerebbe sulla panchina azzurra? “Non ci penso. Io penso che vinceremo il Mondiale”.