Sembra che la vicenda catanese dell’aeroporto sia diventata un caso nazionale, dopo la querelle locale. Urso contro Schifani, Musumeci contro tutti, la commissione trasporti a caccia di capri, espiatori s’intende. Era ineluttabile, visto che quella sede è considerata Hub strategico dalla programmazione dei trasporti nazionale, e non una questione di poltroncine locali come la trattiamo noi in Sicilia. Doveva, sempre nei fantastici programmi, diventare l’Hub concorrente al Sabiha di Istanbul.
Come si potesse fare concorrenza ad un Hub monstre come quello turco, senza un’adeguata pista per voli intercontinentali, e con una società posseduta da una disastrata Camera di Commercio commissariata, un Comune al dissesto da qualche anno, ed una Provincia cancellata da Crocetta, e mai più riapparsa, è un mistero italico. La Sicilia è l’ultimo lembo di territorio dove sei, ben sei, aeroporti nazionali, di cui due, Palermo e Catania, strategici per Enac, sono tutte infrastrutture in mano alla politica. Ovunque in Europa, ma anche in Italia, le società aeroportuali sono industrie, privatizzate ed in alcuni casi quotate. E fanno utili.
In Sicilia no, siamo fermi al Novecento ed ai pochi milioni di passeggeri di quel secolo. Parafrasando, in Sicilia la politica è volata basso, non capendo i grandi cambiamenti globali che in hub come gli aeroporti impattano senza via di scampo. Nel mondo la globalizzazione, in Sicilia la lottizzazione. Che investimenti possono fare per adeguare, rinnovare, costruire, in queste grandi aziende che sono gli aeroporti, degli enti al dissesto che ne sono i soci? Praticamente nulla. Possono ricorrere per rating all’indebitamento bancario? Non scherziamo con le cose serie. Per cui sono sopravvissuti ad oggi senza i necessari, si parla di miliardi, investimenti per la resilienza o resistenza, degli amministratori, cambiati e scambiati dalla politica di turno.
Le assemblee soci sono al limite dell’incredibile, con malcapitati commissari senza portafoglio e spesso senza indicazioni. Se c’è un’esigenza prioritaria dell’isola è quella di avere una sola società aeroportuale, che non si faccia dividere dagli oligopoli delle compagnie aeree, e faccia ripartire gli investimenti tramite l’unica scelta possibile. Nominare un advisor e venderli immediatamente a qualunque prezzo. Anche perché oggi la reputazione dell’isola è azzerata. Se no sarà l’ennesima buffonata siciliana, in cui si cerca un capro espiatorio, uno a caso, per rimanere immobili nel prossimo disastro.
Così è se vi pare