WASHINGTON D.C – Per l’arringa finale di Kamala Harris nel parco dell’Ellipse di fronte alla Casa Bianca la gente era in fila già dalle 11 del mattino nonostante l’apertura delle porte fosse prevista dalle 15 in poi. La scelta del luogo per la candidata democratica è estremamente strategica, perchè si tratta dello stesso punto in cui il 6 gennaio 2021 l’ex presidente Donald Trump istigò i suoi sostenitori ad assaltare il Campidoglio. Il messaggio dato oggi da Harris è stato proprio quello di fare in modo che certi eventi non si ripetano più e l’unico modo è quello di fare la scelta giusta il prossimo 5 novembre.
Durante la fila la gente trova diversi modi trascorrere il tempo in questa giornata soleggiata. Alcuni giocano a carte, altri si sono portati le sedie da casa per evitare di stare in piedi per ore e intanto vengono venduti gadget di ogni tipo e così la faccia di Kamala Harris è ovunque, sulle magliette, sui cappellini e sulle felpe.
Qualcuno per l’occasione si è anche travestito da Kamala Harris e intervistato ai nostri microfoni ha ribadito l’importanza di progredire poiché oggi “ognuno deve essere in grado di trovare il suo posto nel mondo e a volte l’ironia è la soluzione.”
La lunga attesa dei sostenitori di Harris viene alleviata con brani di Stevie Wonder e James Brown. La gente balla e si diverte fino a quando alle 15:21 le porte non si aprono definitivamente e inizia la corsa per accaparrarsi il posto migliore. Gli agenti del Secret Service monitorano attentamente ogni ingresso e la gente è così numerosa che il parco ha impiegato circa tre ore prima di riempirsi completamente. Intorno alle 18 la luce del sole viene sostituita dai fari puntati sul palco e sul pubblico.
Alle 19:38 Kamala Harris fa il suo ingresso sul palco e inizia il suo discorso facendo immediatamente riferimento all’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021: “Sappiamo chi è Donald Trump. È una persona che si trovava in questo punto quasi quattro anni fa e inviò una folla armata al Campidoglio degli Stati Uniti per ribaltare la volontà del popolo su una elezione libera ed equa – ha affermato Harris -. Un’elezione che sapeva di aver perso. Gli americani sono morti a causa di quell’attacco, 140 agenti delle forze dell’ordine sono rimasti feriti e mentre Donald Trump sedeva alla Casa bianca guardando lo svolgersi della violenza in televisione il suo staff ha detto che la folla voleva uccidere il vicepresidente. Donald Trump ha risposto «E allora?»”.
La discesa in campo di Kamala Harris è diventata il simbolo di tutte le donne che lottano per i loro diritti, ma anche di chi attende nuovi risvolti storici. “Dobbiamo fare la storia perché può essere la prima donna di colore a diventare presidente – afferma una sostenitrice presente al raduno -. Dobbiamo assicurarci che il mondo sappia quanto contano le vite delle donne”. Della stessa opinione è un altra ragazza di colore che ribadisce l’importanza di sfruttare la possibilità di avere una presidente donna alla Casa Bianca: “Credo che nella nostra storia non siamo mai stati davvero in grado di mostrare il nostro potere come adesso. Se Kamala Harris diventasse presidente degli Stati uniti sarebbe un grande passo. Basti pensare che un tempo noi donne non potevamo nemmeno votare”.
Altre persone presenti al raduno sono fortemente preoccupate delle prospettive future nel caso in cui Trump dovesse vincere le elezioni: “In questo momento stiamo affrontando alcune cose davvero spaventose e abbiamo già diversi problemi a livello nazionale e internazionale per avere di nuovo Trump come presidente”, afferma una preoccupata sostenitrice di Harris. Opinione che trova conferma in un altro sostenitore, presentatosi al raduno con la t-shirt di un gatto con la scritta “Harris”: “Oggi siamo nel luogo in cui quattro anni fa ebbe inizio l’assalto a Capitol Hill. È importante essere in tanti per dare un messaggio al Paese”.
A pochi giorni dal voto i sondaggi sono estremamente equilibrati e lasciano spazio ad ogni possibilità. L’unica certezza è che dall’esito di queste elezioni dipenderà il futuro assetto geopolitico tra alleanze, guerre e nuove strategie. E intanto al termine del comizio di Harris i manifestanti pro Palestina hanno invaso il centro di Washington, ritardando l’uscita dei sostenitori dall’area interessata dal raduno.
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