Kamala vs Donald

Kamala sfida Donald. Il mondo guarda sospeso le elezioni del prossimo presidente degli Stati Uniti d’America. Perché il momento storico richiede un Presidente equilibrato, sensato, riflessivo e competente più di sempre, in grado di decidere quale baluardo di democrazia e libertà debba essere l’America.

Democratici vs repubblicani è un testa a testa spaccato in due. Le donne sotto i 30 anni votano Kamala, gli uomini under 30 Trump. Grandi differenze tra i due: Kamala, 60 anni, ex procuratrice della California, ha un nome induista che significa loto. Figlia di un’oncologa indiana e di un professore di economia di origine giamaicana è vice presidente di Biden. Poco visibile per la verità, ma capace di creare empatia con quei suoi grandi sorrisi.

Donald, già 45° presidente degli Usa, ha 78 anni, è il simbolo di uomo americano ricco, convinto di saperla lunga, che tenta di fare il simpatico durante i comizi accennando qualche passo di danza e, su consiglio dei suoi strateghi, evitando le frasi sessiste. Esiste un’America che adora Trump perché non parla di politica, piuttosto insulta gli avversari, balla, appunto, eccita la rabbia degli scontenti e promette di fare grande il Paese. Una visione lontana anni luce da ciò che occorre oggi al mondo. E avrebbe 82 anni a fine mandato, fatto non positivo per un Paese che deve affrontare guerre e cambiamenti climatici, perché per quanto lucido e in gamba possa essere un uomo a quell’età, servono grandi energia ed entusiasmo per vivere ogni giorno alla Casa Bianca con un tale peso sulle spalle.

Lo star system si è spaccato in due: dagli Obama a molti rappresentanti del mondo dello spettacolo tra cui Lady Gaga e Beyonce, che sostengono Kamala, ad altri, per lo più rapper maschi, a supporto Donald. Anche Elon Musk appoggia quest’ultimo, elargendo assegni da milioni di dollari a destra e a manca. Mi chiedo cosa abbiano pattuito e cosa dunque pretenderà da Trump qualora fosse eletto.

Se fossi americana non avrei dubbi e supporterei Kamala/Loto, non solo perché è donna, soprattutto perché è donna. Ed è inutilmente ridondante chiedersi se sarà capace di fare il Presidente… quanti uomini al comando hanno combinato disastri immensi, perché incapaci e incompetenti? Il punto in cui siamo è sotto gli occhi di tutti e sono stati per lo più uomini che hanno deciso e gestito. Eppure nessuno si è posto la questione. Allora perché porla quando è una donna a competere? Ovviamente è una domanda strumentale, che non merita dunque una risposta.

Kamala Harris sarebbe la prima donna americana a fare il Presidente, rompendo un modello fatto di pregiudizi e stereotipi che Hilary Clinton provò già a spezzare. Se fossi nata negli Usa non avrei dubbi: perché forse Kamala non cambierà il mondo, ma certamente farà come fanno in genere le donne: cambierà il modo di guardare le cose del mondo.