Alla discarica di Motta Sant’Anastasia resta un’autonomia inferiore a 18 mesi. Meno di un anno e mezzo e poi, in provincia di Catania, e non solo, potrebbe scoppiare una enorme emergenza ambientale. è quanto è emerso nel corso del sopralluogo della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (Commissione Ecomafie, per farla breve) – guidata dal vicepresidente Luca Briziarelli (Lega) e composta anche dal senatore Fabrizio Trentacoste (M5S) e dalla deputata Caterina Licatini (M5S) – che ieri ha concluso il suo tour in provincia di Catania.
Si tratta di un ulteriore tassello rispetto a quanto era già stato svelato una settimana fa, il 23 settembre, in un’altro blitz “a sorpresa” nella discarica di Bellolampo, a Palermo. In quell’occasione, la delegazione romana aveva constato come i rifiuti trattati nel sito da un tritovagliatiore mobile avessero poi come destinazione finale proprio l’impianto di smaltimento etneo.
“Il sopralluogo alla discarica di Motta Sant’Anastasia conferma le preoccupazioni già emerse nel corso della ispezione alla discarica di Bellolampo, non solo per quanto riguarda l’efficacia dei trattamenti ai quali sono sottoposti i rifiuti raccolti a Palermo, ma anche per la tenuta del sistema di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti nel suo complesso, in particolare in considerazione della volumetria residua del sito, ridotta a circa 580 mila tonnellate”, dichiara il vicepresidente della Commissione, senatore Briziarelli.
“Visto infatti che il conferimento quotidiano supera le 1.000 tonnellate al giorno – avverte Briziarelli – secondo le previsioni l’autonomia residua è inferiore ai 18 mesi. Appare quindi indispensabile, da un lato intervenire sulla capacità e l’efficienza degli impianti e, dall’altro completare completare la realizzazione della settima vasca di Bellolampo, tenuto conto che l’80% dei rifiuti conferiti a Catania proviene proprio dal capoluogo regionale”. Rifiuti che spesso non arrivano a destinazione nella giuste condizioni. Infatti, aggiunge il senatore Trentacoste, seppure “la discarica di Motta Sant’Anastasia appare efficiente sul piano tecnico e logistico”, ciò nonostante “abbiamo avuto modo di verificare de visu che i rifiuti provenienti presso l’impianto non sempre rispondono a quanto previsto dalle normative vigenti”.
Sul punto interviene anche la deputata Licatini che precisa come “la situazione nell’area di abbancamento non era quella che ci aspettavamo. Il rifiuto che arriva qui dovrebbe essere un sopravaglio, triturato e già selezionato, privo di materiale recuperabile e con una quantità di frazione organica non superiore al 15%. E la situazione che abbiamo rilevato non sembrerebbe così vicina a tali parametri. Ad avvalorare tale preoccupazione c’è anche il fatto che durante il sopralluogo il gestore ha respinto parte di un carico proveniente proprio dalla discarica di Bellolampo perché ritenuto non conforme ai parametri previsti per il conferimento”.
I tre parlamentari, accompagnati dai carabinieri del Noe – hanno inoltre preso atto che l’impianto di selezione dei rifiuti presente nel sito di Motta Sant’Anastasia è di fatto inutilizzato dal 2016 pur apparendo in perfetta efficienza. La delegazione ha successivamente visitato il depuratore di Pantano D’arci e la foce del fiume Simeto nell’ambito dell’inchiesta sulla depurazione ed il ciclo delle acque in Sicilia.
“Il depuratore – riferisce il senatore del Movimento cinque stelle Trentacoste – che serve un quinto della popolazione di Catania, residente nell’unica porzione di città collettata, ha grandi potenzialità, ma mostra evidenti limiti e necessita di un progetto di adeguamento e di ampliamento che tenga conto delle nuove norme, delle tecnologie attuali e delle esigenze di un territorio che non può più pagare un peso ambientale così elevato”.