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La Comunità di Sant’Egidio riqualifica un bene ma ora deve restituirlo

Si è conclusa l’attività del Centro polifunzionale “Floribert Bwana Chui”, osservatorio che ha lavorato all’interno di una delle periferie più complicate di Messina. La presenza della Comunità di Sant’Egidio a Camaro San Paolo in qualche modo continuerà nei locali della Parrocchia vicina di Padre Nino Basile, che è anche direttore della Caritas diocesana, ma provano comunque un senso di solitudine, quelle persone del quartiere che avevano trovato nel Centro un porto sicuro, e che adesso ha le porte sbarrate.

Immobile restituito ai proprietari

Quell’immobile di circa 500 mq confiscato alla mafia e assegnato nel 2017 alla Comunità di Sant’Egidio dal Tribunale di Messina è stato restituito ai proprietari. La decisione è arrivata a gennaio con una sentenza della Cassazione che non ha confermato la confisca decretata nei primi due gradi di giudizio del ricorso. Una vicenda giudiziaria complessa su cui i responsabili dell’associazione non vogliono ormai più soffermarsi e che si commenta da sola per gli strascichi negativi che lascia e con il messaggio che trasmette di sconfitta dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata. Quell’esperienza del Centro Floribert, luogo aperto alla città e al quartiere e in modo particolare ai più poveri, Andrea Nucita, responsabile della Comunità di Sant’Egidio a Messina, l’ha voluta condividere, insieme agli altri volontari, con rappresenti istituzionali, di sindacati e associazioni e dirigenti scolastici.

Nel corso di un incontro pubblico ha raccontato come da magazzino abbandonato e degradato di un supermercato quei tre piani si siano trasformati, dopo un consistente investimento, in uno luogo vivo, dove non solo distribuire pacchi alimentari e prodotti per l’infanzia ma anche avviare attività di aggregazione, doposcuola, la scuola della pace per i bambini, laboratori per anziani, un grande salone per incontri ed eventi culturali e un Hub vaccinale nel periodo Covid.

Le dichiarazioni di Andrea Nucita

“Abbiamo incontrato tantissime famiglie- dice Nucita- ma anche persone sole tra cui molti anziani. Venivano da tutta la città, da Orto Liuzzo ad Altolia, con una prevalenza nella zona centro sud della città. Nella III Municipalità le persone raggiunte sono circa il 4% della popolazione totale. I minori sono stati 946, gli adulti 2300 e gli anziani 450, gli stranieri aiutati sono circa il 7,6% del totale”. La trasformazione degli spazi ha investito l’ambiente circostante, la vita di molte persone, specialmente anziani soli che hanno trovato in Sant’Egidia una nuova famiglia dove potersi sentire ancora utili. “Significativo -ricorda – è stato il ruolo del Centro quando a Messina la vaccinazione anti Covid incontrava resistenze. In centinaia hanno ricevuto il vaccino, soprattutto anziani, che hanno superato il timore grazie al rapporto di fiducia instaurato”.

Nucita ha raccontato uno spaccato di povertà che è economica, abitativa ma anche educativa e che il Centro Floribert ha potuto registrare dall’interno di una periferia, quella di Camaro San Paolo, ma è la stessa che si può cogliere in altre periferie della città, da nord a sud declinata in emergenza abitativa, disoccupazione ma anche lavoro precario e “povero”, dispersione scolastica, solitudine. E’ anche quella che racconta l’ultimo report della Caritas che parla delle crescenti difficoltà di una città che la pandemia ha lasciato ancora più vulnerabile evidenzia il direttore, padre Basile, ma che ha saputo esprimere, come dimostra l’esperienza del Centro Floribert, capacità nuove e grande solidarietà. Preoccupa la riduzione delle misure di sostegno per gli “occupabili” nella cui individuazione si riscontra poco contatto con la realtà.

“Molti non hanno un livello di istruzione o di formazione adeguati all’inserimento nel mondo del lavoro e ci sono anche casi di analfabetismo. Temiamo – dice Nucita – l’impatto che il cambiamento delle misure di contrasto alla povertà possa avere su tanti nostri concittadini”. Dalla periferia vengono storie che aiutano a comprendere ma anche ad immaginare soluzioni innovative per esempio per la vita di molti anziani con l’attivazione di reti di prossimità che coinvolgono non solo chi si prende cura di loro ma anche quelle figure con cui hanno familiarità nel quartiere, i vicini di casa il parroco il farmacista, una rete di protezione che eviti il ricorso all’istituto. Una delle risposte quindi per “curare” le periferie è la prossimità, esserci con di punti di riferimento che accolgano le richieste di aiuto. Il Centro Floribert lo ha fatto e probabilmente, dopo la chiusura della sede di Camaro, continuerà a farlo in altre periferie.

A sostegno della Comunità di Sant’Egidio si è subito attivata una rete di sostegno concreto.

Nei mesi scorsi il Prefetto Cosima Di Stani aveva convocato Comune, Curia, Agenzia per i beni confiscati, chiedendo a tutti di attivarsi per trovare delle alternative. La rappresentante del Governo ha rinnovato la sua disponibilità per qualsiasi azione a favore di esperienze così importanti. Il Comune sta vagliando alcune ipotesi per assegnare dei nuovi locali all’associazione tra queste c’è la sede in disuso dell’ Amam a Gravitelli, altra zona complicata della città. Maria Francesca Pricoco, presidente del Tribunale per i Minorenni di Messina ha messo in relazione la povertà educativa e la dispersione scolastica con icasi di devianza giovanile nelle periferie ma non solo.

“Bisogna investire sulla prevenzione – ha detto – affrontare le criticità all’interno della famiglia dando i supporti necessari”. Supporti che andrebbero dati anche alle scuole ma che invece vengono lasciate sole, – dice Pietro Patti segretario provinciale Cgil – In Sicilia sono solo il 10% delle scuole fanno il tempo pieno a fronte del 60% di quelle del Nord”. L’importanza della presenza non solo delle associazioni ma anche delle istituzioni nelle periferie l’ha sottolineata Alessandra Calafiore Assessore alle politiche sociali, evidenziando le iniziative promosse dal Comune a sostegno dei più fragili, mentre è in programma, lo ha detto più volte, l’attivazione in tutte le Municipalità di sportelli di ascolto con la presenza di assistenti sociali.

Un sindacato che ha scelto la “prossimità” è la Cisl di Antonino Alibrandi che con l’apertura di sedi decentrate vuole stare vicino alle difficoltà di pensionati, precari, disoccupati, comunità migranti. “Quanto abbiamo sperimentato è stata una palestra che ci ha concesso – ha concluso Nucita- di mettere in pratica il principio costituzionale di sussidiarietà. La collaborazione con le istituzioni mi sembra uno dei tratti distintivi di quanto abbiamo vissuto ed è importante che divenga pratica diffusa. Questo principio si sostanzia nella prossimità concetto a noi caro che vuol dire non passare oltre ma chinarsi sulle persone che bussano alla nostra porta cercando alleati e compagni di strada”.