Il sesto appuntamento con la Pagina Bellezza del Qds è dedicato alle meraviglie del mondo animale. Durante i mesi del lockdown tanti animali in tutto il mondo hanno provato a riprendersi i propri spazi invadendo città deserte e acque limpide.
Cervi, cinghiali, squali e delfini ci hanno regalato immagini stupende costringendoci a chiederci cosa possiamo fare, adesso che la quarantena è terminata, per tutelarli e rispettare le loro esigenze. Nonostante le tante problematiche legate ad ambiente e mondo animale, negli ultimi giorni si sono susseguite diverse “buone notizie” che offrono nuove speranze e opportunità alle specie in estinzione e alla convivenza pacifica tra uomini e animali.
Per la tutela delle tartarughe marine, ad esempio, i centri di recupero di Adriatico e Ionio hanno deciso di fare rete per condividere dati e procedure. La rete si chiama Adrionet e ne fanno parte anche professionisti che, pur non strutturati in forma di Crtm, sono coinvolti sul piano scientifico e operativo nelle tematiche connesse al recupero delle tartarughe: la Societas Herpetologica Italica, il Cnr-Irbim di Ancona, l’Istituto Zooprofilattico di Teramo e le università di Bari, Pisa e Foggia.
Gli obiettivi della rete sono: coordinamento e standardizzazione delle modalità e dei protocolli di intervento; condivisione delle esperienze gestionali; regole comuni nella raccolta dei dati con la finalità anche di realizzare studi a più ampio raggio e di maggiore rilievo scientifico; accrescimento della capacità di influenza nei confronti dei decision makers e, analogamente, realizzazione di campagne di informazione rivolte ai cittadini per favorire programmi e iniziative finalizzati alla salvaguardia delle tartarughe e più in generale della biodiversità e delle buone condizioni dei mari Adriatico e Ionio in tutte le loro componenti.
Importanti risultati raggiunti grazie all’impegno di volontari ed esperti
Tempo di buone notizie anche per gli animali in via d’estinzione. Proprio in questi giorni due delle specie più a rischio, tigri e camosci, hanno visto migliorare le proprie aspettative di vita, complice anche l’impegno instancabile di animalisti ed esperti.
Dopo quasi trent’anni di impegno per la tutela del camoscio appenninico, infatti, la specie ad oggi non rischia più l’estinzione grazie al lavoro di ricercatori e tecnici dei parchi, associazioni e comunità locali .Il camoscio appenninico è una sottospecie endemica per l’Italia, si tratta cioè di un animale che si trova esclusivamente nel nostro Appennino e in nessun’altra parte del mondo. In attesa di avere i dati definitivi dei censimenti estivi che le aree protette interessate stanno completando, Legambiente ha anticipato che la popolazione ha sicuramente superato le 3mila unità.
“Aver salvato il camoscio appenninico dall’estinzione – spiega Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Aree Protette e Biodiversità – è indubbiamente un merito che va ascritto all’impegno dei Parchi dell’Appennino centrale (Abruzzo, Majella, Gran Sasso, Sibillini e Sirente Velino) a cui hanno contribuito ricercatori, tecnici, comunità locali e Legambiente, che hanno saputo collaborare per un obiettivo comune che trova origine nella strategia operativa della Convenzione degli Appennini e del progetto Ape (Appennino Parco d’Europa), di cui a dicembre di quest’anno celebreremo i 25 anni”.
Anche i grandi felini, a piccoli ma significativi passi, provano ad uscire dal rischio estinzione. Il numero delle tigri libere in natura, infatti, è in aumento in cinque Paesi: Bhutan, Cina, India, Nepal e Russia, nonostante una terribile crisi provocata da trappole letali nel sudestasiatico stia continuando a minacciare gran parte della popolazione diquesti importanti felini.
La buona notizia è arrivata in occasione del Il Global Tiger Day, la giornata mondiale della tigre che si celebra il 29 luglio, e che quest’anno ha segnato 10 anni da quando i 13 Paesi dei territori in cui vive la tigre, si sono impegnati nel progetto Tx2, che mira a raddoppiarne il numero entro il 2022. Da allora sono trascorsi, 10 anni, periodo in cui si è verificata un’importante inversione di tendenza. “Dal minimo storico della popolazione nel 2010 – ha dichiarato Stuart Chapman, leader della Tigers Alive Initiative del Wwf – le tigri stanno finalmente aumentando in gran parte dell’Asia meridionale, in Russia e in Cina e questa è una grande notizia anche per le altre specie minacciate, con cui le tigri condividono l’habitat, e anche per i milioni di persone che dipendono da questi ecosistemi”.
È scappato e riscappato in cerca della libertà. È l’orso M49, soprannominato Papillon dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che dopo diversi tentativi, la scorsa settimana è riuscito ad evadere anche dal Centro Casteller, di Mattarello (Trento). Esperti e animalisti, al momento, lo stanno ancora cercando. Secondo gli ultimi avvistamenti il ribelle “Papillon” sarebbe sceso dal monte Marzola, dove si era fermato in tutti questi giorni sorvegliato dai forestali, e si sarebbe diretto in Valsugana.
Buone notizie per un’altra orsa divenuta celebre. Il Tribunale regionale di giustizia amministrativa di Trento, infatti, ha confermato nei giorni scorsi la sospensione dell’ordinanza provinciale che aveva disposto l’uccisione dell’orsa JJ4, finita sul banco degli imputati per avere aggredito due cacciatori usciti da un sentiero sul Monte Peller. La sospensione è arrivata a seguito della analisi genetiche compiute sull’orsa e sui cuccioli trovati nei paraggi che sono risultati essere suoi figli. JJ4 avrebbe quindi attaccato perché “improvvisamente sorpresa dai due uomini, sbucati da dietro una collina, mentre accompagnava i suoi cuccioli”. “Una reazione del tutto normale – dichiara Massimo Vitturi, responsabile La V Area Animali Selvatici – che avrebbe avuto qualsiasi mamma, anche un’umana, di fronte a due sconosciuti che avessero comportato un pericolo per i suoi figli”.
Tarturghe e fenicotteri, intanto, hanno invaso la Sicilia. Nella Riserva Naturale delle Saline di Priolo, nei giorni scorsi, è stato registrato un vero e proprio record per numero di coppie che hanno scelto l’area per nidificare: ben 809 rispetto alle 453 dell’anno precedente. Complici, anche, silenzio e calma della primavera in lockdown che hanno fatto tanto bene alle “giovani coppie”.
Un nuovo nido di tartaruga Caretta Caretta è stato invece trovato sulla spiaggetta antistante la Capitaneria di Porto Empedocle (Ag). Buone notizie, sempre sul fronte tartarughe, anche nelle isole Pelagie. “Agosto – fanno sapere dall’Area marina protetta – è iniziato con una doppia splendida notizia. Nella prima notte di agosto, calda e serena, una tartaruga adulta ha risalito la spiaggia di Pozzolana di Ponente a Linosa e ha deciso di deporre le sue uova. Siamo al terzo nido in questa piccola e splendida spiaggia vulcanica. Ma, mentre mamma tartaruga deponeva lentamente le sue uova, dal primo nido deposto il 12 giugno scorso, 23 piccole tartarughine sono spuntate dalla sabbia e, dopo aver verificato il buono stato di ciascuna di loro, hanno preso il largo correndo sulla sabbia per raggiungere il loro mare…una notte di immensa emozione e felicità per l’Amp e tutti gli isolani che con pazienza e dedizione proteggono e conservano il mare, la fauna e la flora, la biodiversità di un mare che continua a sostentare non solo l’economia ma soprattutto il nostro splendido mondo. Attendiamo con altrettanta pazienza e cura la schiusa degli altri due nidi”.