Lo scorso 6 maggio Carlo III, ormai settantaquattrenne, è stato ufficialmente incoronato come Re del Regno Unito con una festa grandiosa che ha coinvolto la popolazione londinese.
La monarchia britannica è antica e ha visto passare diverse Casate di origine tedesca, fra cui l’ultima regnante che è quella dei Windsor. È stata una monarchia vastissima perché – seppure formalmente – è rimasta al vertice del Commonwealth, che comprende cinquantasei Paesi di tutto il mondo.
L’Australia, ultimamente, ha deliberato di non indicare come capo del Paese il Re del Regno Unito.
A parte ciò, vi è stato qualcuno che si è divertito a quantificare i “costi e ricavi della Monarchia”. Pare che essa costi a ciascun/a cittadino/a 2,4 sterline per anno, mentre, per l’attenzione che attira in tutto il mondo, genera un indotto di Pil pari a 1,7 miliardi perché costituisce una forte attrattiva per turisti e stranieri. Da aggiungere il costo delle due Camere.
La nostra Repubblica, votata con il referendum del 1946, prevede l’elezione indiretta del suo Presidente da parte dell’intero Parlamento in seduta congiunta attraverso un meccanismo di votazioni, partendo da quelle qualificate arrivando a quelle semplici.
Quanto costa per cittadino/a l’istituzione della Repubblica? Sembra che nessuno abbia fatto questo conto, ma noi possiamo fare una stima grossolana come segue. Il Senato ha un bilancio 2023 di 600 milioni; la Camera ha un bilancio di quasi un miliardo; la Presidenza della Repubblica ha un bilancio di circa 200 milioni; con un totale di quasi due miliardi.
Dividendo tale importo per cinquantanove milioni di cittadini/e, risulta che ognuno di essi/e ha un costo delle tre Istituzioni pari a circa 30 euro. Tali istituzioni non creano indotto di Pil.
Questo è il quadro che emerge comparando la Monarchia con la Repubblica. Crediamo che la Repubblica sia la migliore fra le due Istituzioni, ma constatiamo anche che Paesi avanzati più dell’Italia, come Olanda, Svezia, Danimarca e altri ove vi è ancora la monarchia, hanno un benessere generale superiore a quello di tanti Paesi ove invece vige la Repubblica.
La questione che poniamo non sembri di lana caprina perché ogni Comunità deve sempre avere la capacità di valutare concretamente quale sia il sistema migliore da adottare per essere governata.
Intendiamoci, non vogliamo mettere in discussione la Repubblica italiana, tuttavia vogliamo mettere in discussione il costo per cittadino/a di questo tipo di istituzione rispetto a istituzioni monarchiche.
La questione è sempre uguale: è necessario che chi governa abbia la sapienza per spendere il meno possibile e fornire ai/alle propri/e cittadini/e i servizi di migliore qualità possibile.
Il che, in un sistema democratico come il nostro, non accade perché chi governa e lo stesso Parlamento sono espressioni di fazioni di parte dei raccoglitori di voti e di altri che non hanno a cuore l’interesse generale, ma quello proprio.
La conseguenza di ciò che vi esponiamo è sotto gli occhi di tutti.
Lo spreco di risorse finanziarie che raccoglie lo Stato è enorme: per quest’anno sono previste ben 1083 miliardi di uscite, contro 931 miliardi di entrate, con un disavanzo di ben 152 miliardi. Queste sono le cifre nude e crude sulle quali ognuno dovrebbe riflettere, espresse nel Def.
Non è possibile governare accontentando tutti. Chi è preposto a questa delicata funzione deve sempre avere il quadro generale del Paese, per utilizzare le scarse risorse di cui dispone verso obiettivi importanti, secondo una gradualità che va stabilita a priori.
Uno di essi, per esempio, è la riparazione idrogeologica del territorio, senza la quale si verificano disastri come l’ultimo in Emilia-Romagna. Senza parlare dei danni da terremoto, per risarcire i quali occorrono decine di miliardi e decenni.
Repubblica o Monarchia? Non c’è dubbio, siamo per la prima perché il potere deve risiedere nel Popolo, ma un Popolo colto che capisca e che sappia scegliere; non un Popolo fatto di persone che non pensano con la propria testa, ma con quella degli altri.