Editoriale

La Pace è una parola, la volontà è altra cosa

L’ignoranza batte la cultura dieci a zero. La sua capacità di vincere la classifica della conoscenza, o meglio, di ciò che non si conosce, è altissima e aumenta sempre di più.
Il fenomeno è noto, ma la maggioranza delle persone non ne ha contezza. Anzi, sembra loro di sapere tutto. I signor So tutto sono in continuo aumento e per conseguenza continuano a ingolfare la moltitudine degli ignoranti, divenuti anche presuntuosi.

Dal che ne discendono comportamenti spocchiosi che intralciano il buon vivere, anzi lo ostacolano; intralciano le buone relazioni fra le persone, anzi le ostacolano; intralciano la buona volontà di chi conosce, mentre alimentano quella di chi non sa.

La questione così enunciata è semplice da comprendere, ma difficilmente le persone se ne rendono conto, perché hanno una sorta di barriera nei confronti del necessario approfondimento di ogni fatto, cercando di comprenderne l’origine e di valutarne gli effetti. Insomma, un’analisi completa, dall’alba al tramonto.

Fatta questa premessa, rileviamo come da tante parti venga auspicata la Pace in terra e in quei focolai che sono sempre accesi: in Palestina, Giordania, Siria, Kuwait, in diversi stati africani e, per ultimo, in Ucraina.
Tutti questi focolai accesi sono alimentati dai produttori di armi, i quali, se non ci fossero tali focolai, non saprebbero cosa fare e soprattutto non potrebbero macinare gli enormi utili che accatastano ogni anno.

La Pace è una parola, la volontà di concorrere a ottenerla è ben altra cosa. Poi si arriva agli eccessi – che come tali, sono stupidi – di un Capo di Stato, come l’attore-burattino Zelensky, che ha firmato un decreto vietante ogni trattativa di Pace con il nemico russo.

Pace, si scriveva prima, è una parola, altra cosa è il percorso per ottenerla. L’Unione Europea – che unione non è – parla con tante voci, da quelle più silenti che non nominano tale parola, a quelle flebili che la accennano, ad altre che la chiedono; ma nessuna di queste voci mette in atto un procedimento necessario per ottenerla.

Questo è il dato di fatto incontrovertibile che sottoponiamo alla valutazione dei cortesi lettori.
L’unico a chiedere la Pace e a indicare un percorso per tentare di raggiungerla è Papa Francesco, il quale, fino a oggi, si è rifiutato di andare in Ucraina, mentre ha iniziato colloqui con Kirill, il capo della chiesa russo-ortodossa, e siamo convinti che abbia messo in moto i suoi Nunzi apostolici nelle diverse nazioni, per cercare di promuovere la Pace.

È incomprensibile come l’Unione Europea, seppure divisa e lacerata, non abbia capito i danni di ritorno che stanno arrivando dalle sanzioni alla Russia. Oppure l’ha capito, ma fa finta che non esistano, anche se è alto il grido di dolore di imprese e famiglie che ne stanno subendo i danni, soprattutto poiché tali sanzioni hanno messo in moto quel noto meccanismo di macroeconomia che è la speculazione.
Alcuni governanti europei stanno molto bene in quanto non hanno bisogno del gas russo perché la loro finanza è florida o perché il debito pubblico è modesto e vicino ai parametri di Maastricht.

Sul versante opposto vi sono quei Paesi, come il nostro, che avrebbero avuto tutto da guadagnare dalla Pace, ma che avventatamente si sono accodati a chi voleva la Guerra. Pace e Guerra sono due facce della stessa medaglia. è inutile girarci intorno: per fare la Guerra bisogna schiacciare i bottoni dei missili; per fare la Pace bisogna schiacciare i bottoni del buon senso, della buona volontà e dell’interesse generale.
La scelta etica è pratica e nitida e non può dare luogo ad equivoci di sorta.

Purtroppo i governanti italiani hanno schiacciato il bottone della Guerra e non quello della Pace e non sembra che vogliano tornare indietro; però il cambio sostanziale dello scenario politico, con un nuovo Governo, dovrebbe riportare in primo piano i buoni sentimenti, che devono condurre alla Pace e non alla guerra.
Non sappiamo se questo avverrà, ma lo auspichiamo fortemente.