Politica regionale

La politica punta sulla crescita, ma solo degli stipendi

Due ore circa. Tanto hanno speso i deputati regionali siciliani per discutere sulla norma che prevedeva un aumento automatico dei loro stipendi. Due ore di discussione in Aula, che si aggiungono alle ore spese per preparare, esaminare e votare il bilancio interno dell’Ars che prevedeva quell’aumento, a quelle spese per fare marcia indietro, per individuare una via comunicativa che tirasse fuori d’impaccio, per polemizzare anche dopo, a cose fatte.

Alla fine, di questa Finanziaria resterà questo, o poco più. Perché di sviluppo, di crescita della Sicilia, in questa legge non si parla. L’unica crescita è quella degli stipendi e indirettamente della spesa pubblica.

Solo un brutto segnale

Per carità, nessuno si strappa le vesti per un automatismo che comporterà sì un aggravio di spesa (circa 750 mila euro in più per il solo 2023), ma si tratta di una cifra che – posta davanti alla montagna di soldi che forma il bilancio della Regione – è ben poca cosa. Resta però il segnale. Ed è troppo facile dire che quell’automatismo “lo prevede la legge”. La norma che prevede l’adeguamento degli stipendi al costo della vita l’hanno fatta gli stessi deputati regionali, per quanto si tratti – in parte – del recepimento di una norma nazionale. Lo stesso legislatore che approva una legge, insomma, può abrogarla o in qualche modo renderla inefficace anche solo temporaneamente. Quante volte si è operato attraverso il cosiddetto ‘contributo di solidarietà’, ad esempio; o come sarebbe stato semplice decidere, in Ufficio di presidenza, di destinare quei soldi a un fondo per i siciliani? No, non ci illudiamo: non sarebbe cambiato nulla in Sicilia. Semplicemente, sarebbe passato il concetto che ‘chi ha di più’ decide di dare a chi ha di meno, in un momento così complicato.

Costo della vita? Non è uguale per tutti

Perché si può ripetere quanto si vuole – come hanno fatto, anche in Aula, alcuni deputati regionali – che l’adeguamento Istat vale per tutti – cosa, anche questa, vera solo in parte -, ma bisognerebbe anche ricordare che l’adeguamento al deputato vale circa 900 euro lordi. Il punto è questo. Il punto è la cifra. Non è l’adeguamento, che è norma comunque di buonsenso, soprattutto se guardata a lungo termine, ma è l’entità. È il caso “particolare” di una impennata di prezzi che – diciamolo, senza infingimenti – hanno fatto il solletico a chi guadagna 11.100 euro lordi al mese. Non si venga a parlare di costo della vita, in questo caso, perché sarebbe offensivo per tanti siciliani.

Salgono gli stipendi dei precari

C’è però anche di più. Perché forse, ai siciliani sarebbe andata giù anche più facilmente questa norma, se, in Finanziaria, si fosse trovato il modo, il margine per rilanciare la Sicilia dal punto di vista produttivo. E invece, a parte una norma che incentiva le assunzioni, c’è poco o nulla. C’è, semmai, a dirla tutta, un’altra filza di adeguamenti, di contratti rivisti al rialzo. Sono stati stanziati più di 22 milioni (in aggiunta ai quasi 200 milioni già previsti) per alzare lo stipendio dei circa 17 mila forestali siciliani. Sono stati stanziati oltre 17 milioni per alzare il monte ore e quindi lo stipendio degli Asu, precari che lavorano in Musei e Comuni. Norme che si affiancano a quelle con cui si prova a fare transitare altre galassie di precari negli enti regionali. Ecco, il punto è questo: l’impressione che si ricava da questa finanziaria è quella di una legge destinata a chi è – in un modo nell’altro, in un ruolo o nell’altro – prodotto della politica. Il politico, cioè. E il precariato creato dalla politica stessa spesso con meri scopi elettorali.

Sindaci e personale della Regione

Altra storia è quella che riguarda i sindaci, spesso in trincea, tra guai d’ogni tipo. Anche per loro ecco l’aumento, seppur non soddisfacente. Adesso, però, sarà importante capire come verrà distribuito, nella speranza che vengano supportati quei sindaci di medi e piccoli paesi che guadagnano una miseria rapportata alle incombenze.

Intanto, come detto, qualcosa in Sicilia cresce. È la spesa per il personale politico e non solo. Cresce anche quello della Regione, nonostante gli appelli accorati a una carenza di personale tale da spingere a richiamare volenterosi pensionati. Lo scrive il governo stesso, nel suo progetto di bilancio, dove prevede, solo per il 2023, una crescita di dieci milioni di euro tra stipendi e oneri sociali del personale regionale. La Sicilia cresce, ma nel giardino della Regione.