Pezzi di Pizzo

La Qualità della vita a Natale

Lo sappiamo, ce lo dicono i media, gli istituti di statistica, i sondaggi demoscopici. La qualità della vita è alta al Nord e bassa al Sud. Sono gli indicatori a dirlo, parametri, tra poco algoritmi. È la Statistica, bellezza!

Ma poi, se guardiamo dietro i numeri, vediamo le persone. Le persone che scelgono i numeri intanto. E soprattutto che definiscono cosa è Qualità. E quando, in quale momento soprattutto, viene misurata.

Pensiamo al Natale ed osserviamolo dal capoluogo di Regione, Palermo. Mettiamo che siamo un homeless e non un manager milanese della Procter&Gamble, che già il nome sa di emorroidi. Un senza tetto se la passa meglio con la minima a 14° di Palermo o con i -50 di NY o lo Zero di Milano o Bologna? Anche a Milano o Bergamo c’è la Caritas o la Comunità di Sant’Egidio per il pranzo di Natale, solo che noi gli diamo gli anelletti al forno e i cannoli con la ricotta fatti freschi, loro il minestrone e il panettone industriale sottomarca  della Motta. Un percettore di RDC di Bolzano, ce ne sono almeno una mezza dozzina dicono, non si può permettere di salire sugli skylift.

Uno con tessera gialla delle Poste palermitano può permettersi di andare con l’autobus semigratuito, nel senso che pochi pagano il biglietto, è più un gettito del buon cuore che un obbligo qui, a Mondello e godersi un mare da Maldive gratuitamente. Altro che i bauscia che vengono pelati in agenzia viaggi. E poi un povero a Palermo non si sente così povero, rispetto al reddito dei cittadini medi, a Milano si. Qua un cittadino con scarse risorse può entrare in una figgitoria e mangiarsi un panino con la frittola, a Milano o Bergamo la cosa meno cara è McDonald’s.

Ma non ci sono solo le statistiche sui poveri, pensiamo ad un pranzo natalizio di una famiglia media che abita presso la fermata Moskova della metropolitana di Milano, televisore acceso e 4 persone radunate con sforzo davanti ad una tavola con tre portate a basso contenuto calorico.

Poi ci mettiamo in collegamento con una famiglia media di Borgonuovo con 14 persone che fanno un casino vociante della malora, su una tavolata allungata con i cavalletti che non si arrendono alla decima portata di “mulinciane ammuttunate” scordate in forno, e mangiate dopo una cassata ricoperta di una glassa di zucchero con cui ci potresti fare il cappotto termico del 110%.

È stato misurato l’indicatore delle reti affettive e relazionali? Viene misurato l’indice di solitudine tra Sondrio e Palermo? Oggi, anche ma non solo per effetto della pandemia, la solitudine, la depressione è diventato il primo problema di tantissime persone. Palermo con la sua caciara, con il fatto che i vicini si fanno i cazzi tuoi, che i parenti anche serpenti, non mancano mai, non ti consentono di rimanere solo nemmeno se lo vuoi.

Un palermitano se vuole avere un momento solo per se stesso se ne deve “acchianare” a Monte Cuccio, perché a Monte Pellegrino un cugino o un conoscente lo incoccia di sicuro. Se vuoi stare in una triste, ma solitaria, Santa Pace evita questa città come la peste. Pure i turisti vengono rapiti dentro queste reti emotivo-relazionali, e se cedono un attimo di confidenza si fanno una famiglia.

E poi c’è il tema del lusso. Per i maggiori think thank del terzo millennio il denominatore del vero lusso non è la borsa di Prada o il jet privato. L’indicatore della ricchezza del terzo millennio è il tempo libero. E noi qui a Palermo siamo campioni del mondo del tempo libero. Se ci fosse una Banca del tempo libero avremmo i depositi più ricchi del Pianeta. E a Natale si tocca con mano, passiamo tutte le feste a telefonarci per scegliere come passare il Capodanno, con almeno una dozzina di opzioni differenti.

Un Natale a Palermo passato dagli statistici della Qualità della vita del Sole24ore ribalterebbe le classifiche. Ma poi arriva la Befana e la dura verità gli schianterebbe.

Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo