Marco Vadalà, cinquantaduenne di Fiumefreddo di Sicilia, durante la pandemia ha prodotto birra artigianale in casa.
“Mi reinvento da sempre. Per undici anni ho vissuto a Londra. Appena arrivato ho fatto il cameriere, in seguito ho lavorato in varie compagnie aeree. Nonostante avessi tutto, sono ritornato in Italia perché mi mancava la qualità della vita. Sono stato a Roma per sei anni dove ho studiato fotografia per tre mentre lavoravo come assistente per fotografi romani. In Sicilia ho iniziato a fare l’autista per i turisti, avvantaggiato dalla conoscenza dell’inglese che oramai è la mia seconda lingua. Solo che l’arrivo del coronavirus ha comportato uno stop del settore turismo”, racconta Vadalà in una Sicilia diventata zona gialla da qualche settimana, poi arancione.
Le fasi di quarantena a cui ci ha costretto la pandemia sono state per Marco Vadalà movito per reinventarsi. “Il mio punto di forza è la voglia di fare. Mia moglie mi ha regalato un kit per fare la birra in casa, spinta dalla mia passione per la cucina, e mi sono messo in gioco”.
Il tempo in più a disposizione Marco Vadalà lo ha impiegato cimentandosi a produrre birra artigianale. “Mentre c’era chi infornava, io facevo la birra. Ho visionato alcuni tutorial e alcuni siti internet e poi ho iniziato”, ammette entusiasta Vadalà che dichiara quanto la fermentazione sia fondamentale per la birra ma che non ha avuto problemi al primo tentativo. “E’ andato tutto bene. Classica fortuna del principiante. Gli amici che l’hanno assaggiata sono entusiasti e adesso ho deciso di sperimentare inserendo nella ricetta il miele di castagno”.
Marco Vadalà non esclude che l’hobby scoperto in pandemia possa diventare un lavoro: “Al momento la birra è stata una risposta allo stare fermi; sulla carta ci sono idee che vorrei concretizzare come la creazione di un microbirrificio, ma sto valutando pro e contro”.
Sandy Sciuto