L’industria italiana degli eventi e dei congressi è costituita da una filiera lunga e articolata che l’emergenza Covid sta mettendo a dura prova. Eppure, prima della crisi, tale settore del turismo registrava oltre 42 milioni di presenze rilevate in Italia e distribuite per il 58,2% nel Nord, per il 29,9% nel Centro e per l’11,9%% nel Sud e nelle Isole (in crescita del +3,2% rispetto all’ultima rilevazione). Un volume d’affari per eventi e congressi di 65,5 miliardi di euro con un impatto sul Pil di 36,2 miliardi, col citato 12% al Sud e alle Isole andrebbero 4,3 miliardi di Pil. Un potenziale enorme con numeri in crescita che la nostra regione stenta a promuovere: i dati siciliani di settore aggiornati non si conoscono (il Convention bureau che li elaborava ha chiuso), non c’è in campo una task force regionale ad hoc, assessorato, associazioni e ordini professionali immersi nel settore non dialogano.
La stima inerente l’industria italiana degli eventi (su dati Oxford Economics e Istituto AstraRicerche/ADC Group) pubblicata su eventsliveindustry.it restituisce un volume d’affari di 65,5 miliardi di euro con un impatto sul Pil di 36,2 miliardi di euro. Il numero di notti acquistate in hotel per eventi è pari al 40% del totale. Il numero di partecipanti agli eventi in Italia è di 56,4 milioni di persone (la stessa persona può partecipare a più eventi e sono inclusi anche visitatori stranieri).
L’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi – Oice, nel rapporto di sintesi del 2018 riporta che dei 421.503 eventi rilevati in Italia il 57,7% si è svolto al Nord, che ha registrato un incremento del 7,8% rispetto al 2017 (+11,1% al Nord Ovest e +4,4% al Nord Est), il 24,6% al Centro (-0,1% rispetto al 2017, con il +0,6% al Nord Ovest e il -3,8% al Nord Est) e il 17,7% nel Sud e nelle Isole (+8,3%).
Con riferimento ai 28.386.815 partecipanti, il Nord con il 59,1% registra la percentuale maggiore (-1,5% rispetto al 2017 , con il +0,6% al Nord Ovest e il -3,8% al Nord Est), seguito dal Centro che ha concentrato il 28,5% dei partecipanti totali (-5,9%), mentre il Sud e le Isole hanno ospitato il 12,4% dei partecipanti totali (+2,2%), contraddistinguendosi per un numero medio di partecipanti per evento (pari a 47,2) che rimane inferiore alla media nazionale.
La durata complessiva degli eventi è stata su tutto il territorio nazionale pari a 597.224 giornate (+6,7% rispetto al 2017), di cui il 57,9% nel Nord (+8,6% rispetto al 2017), il 24,4% nel Centro (+0,3%) e il 17,7% nel Sud e nelle Isole (+10,2%). Le 42.319.349 presenze rilevate in Italia sono distribuite per il 58,2% nel Nord (-2,6% rispetto al 2017), che vede diminuire il proprio peso percentuale sul totale nazionale in seguito alla riduzione subita dal Nord Est (-6,4%), per il 29,9% nel Centro (-4,1%) e per l’11,9%% nel Sud e nelle Isole (+3,2%).
Il periodo di fermo ha avuto conseguenze gravissime sulle quasi 600.000 persone che degli eventi e dei congressi hanno fatto la loro professione. A sorpresa il Decreto del Presidente del Consiglio dell’11 giugno ha di fatto escluso il settore dei congressi e degli eventi dalla Fase 3, bloccandolo sino al 14 luglio e dando però spazio alle iniziative delle regioni.
Sono 14 le regioni, Sicilia inclusa, nelle quali da circa metà giugno (con qualche eccezione) è possibile realizzare congressi ed eventi: Abruzzo; Basilicata; Calabria; Campania; Emilia Romagna; Friuli Venezia Giulia; Lazio; Liguria; Puglia; Sardegna; Sicilia; Toscana; Umbria; Veneto.
La presidente di Federcongressi&eventi, Alessandra Albarelli, ha dichiarato: “Il Governo ha di fatto perso un’altra occasione per dimostrare di aver compreso quanto il nostro settore sia indispensabile per la crescita economica, sociale, cultura e professionale del Paese. Ne prendiamo atto e continuiamo a impegnarci sempre più per far valere le nostre istanze e per avere strumenti di ristoro per le nostre imprese che, ferme da febbraio, sono ormai al collasso”.
Intanto nella nostra Isola ha chiuso a fine 2019 il Sicilia Convention Bureau, l’unico organismo ufficialmente riconosciuto per il destination marketing della Sicilia. Dopo dieci lunghi anni di servizio, la società è stata messa in liquidazione. Il turismo siciliano perde uno strumento importante, un asset fondamentale nella concorrenza territoriale nazionale e internazionale, un concentrato di expertise professionali, un’opportunità.
La nostra regione punta a riportare “ora” i turisti nell’Isola ma si segnalano già i ritardi per definire la procedura che darà attuazione all’intervento di promozione turistica (i famosi voucher), voluto dal governo Musumeci, costringendo molti turisti a scegliere altri “lidi”.
L’assessorato, inoltre, sembra ignorare una strategia di lungo termine per il settore dei congressi che attualmente, con l’emergenza sanitaria, ha pochi margini di movimento ma col ritorno alla normalità potrebbe essere uno strumento straordinario per la destagionalizzazione e per dare nuova linfa agli operatori.
L’assessore regionale al Turismo, Manlio Messina, guarda all’immediato per provare a salvare la stagione già in gran parte compromessa dalla pandemia
L’assessore al Turismo della nostra regione, Manlio Messina, traccia un quadro della situazione isolana in materia di turismo congressuale e risponde alle critiche avanzate su alcuni fronti.
Turismo congressuale: quali sono le mosse messe in campo dall’assessorato per far ripartire il comparto?
“Come è noto, al momento a causa dell’emergenza sanitaria e per limitare al massimo i contagi da Covid-19 purtroppo il turismo congressuale è sostanzialmente fermo. E’ difficile organizzare congressi con le giuste limitazioni messe in atto. Ma voglio ricordare che il governo Musumeci, in giunta, ha approvato il progetto di riqualificazione della Fiera del Mediterraneo a Palermo e un progetto di rilancio anche delle attività per le Ciminiere di Catania, che sono due poli fondamentali a nostro giudizio per le attività congressuali in Sicilia. In particolare, gli spazi della Fiera del Mediterraneo, in gran parte inutilizzati o sottoutilizzati da anni, meritano attenzione perché possono costituire un luogo ideale proprio per l’organizzazione di grandi congressi e meeting”.
Quali sono i numeri in termini di presenze del 2019 e cosa c’è da aspettarsi per il 2020?
“Nel 2018 abbiamo sfiorato i 5 milioni di arrivi e superato i 15 milioni di presenze, mentre nel 2019 abbiamo superato i dati dell’anno precedente. Infatti, i nostri uffici hanno registrato arrivi per 5.118.719 (+2,4%) e presenze per 15.158.030 (+0,2). Ma desidero precisare che questi numeri sono di carattere ancora provvisorio poiché l’Istat non ha ultimato la fase di validazione. Ma sono dati che ci confortano. Quest’anno sappiamo tutti cosa è successo e cosa ci possiamo aspettare. Anche in questa sede voglio ribadire che l’economia legata al turismo più di tutti esce con le ossa rotte dalla pandemia che ha azzerato, in mesi fondamentali per la Sicilia come marzo aprile e maggio, il flusso di turisti nella nostra Isola. Da sempre la primavera costituisce una stagione fondamentale per gli arrivi in Sicilia e questa stagione è andata, ahinoi, perduta con le conseguenze che conosciamo. Come governo Musumeci, ci siamo messi subito a lavoro e per questa estate ci auguriamo almeno che si possa tornare a lavorare limitando i danni. Noi abbiamo messo in campo le risorse e quanto prima partiremo con il progetto dei voucher che abbiamo già annunciato a sostegno dell’intera filiera del turismo siciliano. L’obiettivo è dare un po’ di respiro a un comparto che ha sofferto tanto e che soffre ancora”.
L’assessorato ha creato o ha in mente di creare una task force di esperti per intercettare la domanda delle associazioni- ordini professionali che ogni anno organizzano congressi?
“In prima battuta abbiamo creato il tavolo tecnico sul turismo, che ho fortemente voluto proprio per creare un canale diretto con le imprese, le associazioni, i rappresentanti delle guide turistiche in modo da comprendere tutti assieme le esigenze che si vanno manifestando ed avere in modo costante il polso della situazione. Ritengo che il dialogo tra assessorato regionale al Turismo e che chi vive di turismo debba essere sempre aperto da parte della Regione Siciliana e ovviamente da parte mia c’è la volontà di ascolto. Gli ordini professionali organizzano congressi e meeting rivolgendosi la maggior parte delle volte a tour operator e agenzie di viaggio, che poi sono anche i nostri interlocutori nel tavolo tecnico sul turismo.
Naturalmente, se un ordine professionale vuol parlare con l’assessore al Turismo sono qua, pronto ad ascoltare anche loro. Ma a dir la verità, adesso, mi pare complicata l’organizzazione di congressi e meeting. Ci sono regole da rispettare e se pensiamo che congressi e meeting costituiscono anche occasioni importanti per incontrare colleghi, dialogare, confrontarsi, condividere documenti, tutto questo oggi è molto complicato. Certamente, speriamo che le settimane a venire possano portare buone notizie e che il fronte del turismo congressuale possa ripartire. La Sicilia è sempre pronta ad ospitare questo segmento del turismo che non va affatto sottovalutato, anzi, direi che va rilanciato non appena torneranno possibili le condizioni”.