Quello che colpisce del de bello gallico politico siciliano è la totale assenza di innovazione. Facce, schemi, ruoli sono quelli di un quarto di secolo fa. Intere generazioni non sono rappresentate e c’è un evidente deficit sulla parità di genere. Non è da sottovalutare che il crescente appeal di FdI sia dovuto, non tanto alle idee ed alle proposte, ma all’innovazione di una leader donna.
In Sicilia tutto è scolpito in un tempo passato. Cuffaro incontra Musumeci, Salvini incontra Miccichè e Lombardo. Il centrosinistra, tra i mugugni dei giovani piddini, rispolvera un ottimo attaccante del passato come Franco Miceli per la candidatura di Palermo. Tutto sa di passato, di una voglia di conservazione per un tempo che fu. Il mondo attuale ci spaventa, pandemie e guerre ci annichiliscono, e noi siciliani facciamo come a Sanremo, puntiamo su Morandi.
Ed i giovani? I trentenni ed i quarantenni? Perché i ventenni sappiamo dove sono. Sono in fuga, fuori dalla Sicilia ormai da tempo. Le nostre università resistono solo per i corsi triennali, poi c’è l’esodo. Lagalla contro Miceli a Palermo è uno dei probabili scontri politici. Attenzione, tutte rispettabili persone, ovviamente. Voi direte ci vuole esperienza, abbiamo visto cosa è successo con la recente fiera delle incompetenze. Ma l’innovazione, il futuro, il ricambio generazionale dov’è?
Ad ammuffire in un cantuccio, con cinquantenni diventati vecchi aspettando che i sessantenni continuino a svolgere tutte le parti in commedia, guidati da settantenni che resistono strenuamente come i panini sempre freschi. Ci si lamenta che in Sicilia non ci siano progetti per il PNRR. Ma la parola progetto sa di futuro, di slancio verso il domani, di prospettive. Qui celebriamo retrospettive, tra corazzate Potemkin e recupero di borghi fascisti, tra fiere paesane del cavallo e primavere più antiche di quelle di Loretta Goggi.
La Sicilia sembra, e forse purtroppo è, un paese per soli vecchi. Ed un giovane cosa deve fare per prendersi la storia ed essere protagonista? Aspettare come Godot che la data di scadenza del suo slancio venga superata. Che il suo sogno svanisca, che il gabbiano di Gabo che è in lui si rattrappisca.
Cosa mi piacerebbe? Che questo scenario si ribalti. Che qualcuno nato negli anni ottanta, qualcuno che non abbia visto gli scontri degli anni settanta, che non abbia respirato il paese di tangentopoli e della fine della prima repubblica, prenda la guida e faccia da cerniera tra le generazioni. Che recuperi al ritmo della Storia una Sicilia che scarroccia alla deriva. Vorrei vedere un futuro e non una rappresentazione del passato.
Così è se vi pare.