Leadership

La ricchezza e la povertà

Oggi ho voglia di dire qualcosa di “politicamente scorretto” per provocare una riflessione, non per scatenare reazioni polemiche: le reazioni vanno bene in chimica!
Noto con un po’ di stupore che molte persone, con sempre maggiore frequenza, si battono per impedire che altre persone, possano, legalmente, è ovvio, guadagnare più di loro, ritenendo che così possano stare meglio. Io credo che bisognerebbe invertire la prospettiva ottica e battersi, con passione e veemenza, ma anche con competenza e buonsenso, perché chi guadagna di meno possa onestamente guadagnare di più e aiutare chi sta peggio.

Credo che non sia giusto combattere pregiudizialmente la ricchezza, se è onesta, se non è parassitaria, se nasce dal lavoro e contribuisce allo sviluppo; credo che sia giusto combattere la povertà, non solo economica, ma anche culturale, che può facilmente trasformarsi in miseria, magari a causa dello sfruttamento.

Credo che sia giusto combattere la speculazione, la violazione dei diritti, il dolore, la solitudine, l’incapacità, il malcostume, la corruzione, l’illegalità, il crimine, le malattie, tutte cose che colpiscono soprattutto gli ultimi. Lo sviluppo e la crescita di ciascuno non credo che possano fondarsi sul pauperismo protestatario, perché esso costituisce un freno per le legittime aspettative di miglioramento complessivo della società, un freno soprattutto per le sue parti più deboli, le quali, tuttavia, ne vengono attratte, intellettualmente drogate e spinte verso il basso, con l’illusione che accada esattamente il contrario. Se un ricco diventa povero è vero che ci sarà un ricco in meno, cosa che può soddisfare la rabbia, ma è vero pure che ci sarà un povero in più: non credo che questo possa essere un modello verso il quale puntare. Credo che per combattere la povertà sia necessario costruire una società in cui funzionino politica, giustizia, burocrazia, servizi, infrastrutture, istruzione, sanità, assistenza, credito, diritti e doveri reciproci, in cui vi sia efficacia, efficienza, competenza, rispetto e soprattutto uno Stato leggero, quanto moderno, in cui i migliori vadano avanti e impediscano ai peggiori, ma raccomandati, di scavalcarli.

Insomma, è contro i raccomandati che bisogna lottare, loro sì che ci impoveriscono!