Queste amministrative ci faranno capire in quale direzione andrà l’isola? Ci sarà in vento forte e deciso, un libeccio o uno scirocco, che porti questa barca a forma di Trinacria da qualche parte?
Dubitiamo fortemente, il quadro delle candidature, le coalizioni cangianti, le spaccature sui maggiori comuni, tranne su Palermo, sono evidenti.
Il dato più omogeneo è quello che esce da Palermo. Non parlo di Lagalla o Miceli o di altri contendenti. Parlo del fatto che la cosa che accomuna la maggioranza relativa dei palermitani è il reddito di cittadinanza. Palermo ne è forse la capitale italiana. Quindi ai sensi di ciò Palermo è povera. L’ISTAT o l’INPS sono i reali sondaggisti di questa città, che oltre un secolo fa era ricca, ed oggi è miserrima e sdrucita.
La politica, diceva un vecchio saggio socialista, è sangue e merda. Ma in queste amministrative, soprattutto a Palermo, di sangue non se n’è visto.
Per il resto, il chi va con chi, chi sale e chi scende nel borsino politico, la tenuta o la fragilità di coalizioni e partiti è un divenire caotico a macchia di leopardo. O di Gattopardo. La sensazione è che la barca isolana non vada in nessuna direzione. Già sento l’eco prossimo nell’orecchio di tutti vincenti e nessun perdente. Quindi il risultato sarà lo stallo. Come se invece il resto dell’isola potesse aspettare altri mesi, anni, di immobilismo oltre ai lustri già vissuti.
Questo quadro di cose porterà ad un’analisi impietosa dello stato degli Enti locali siciliani, uno stato di predissesto o di disequilibrio diffuso. Che si ribalta in scarni e scarsi servizi ai cittadini siciliani sempre più disillusi. Ovviamente ciascuno tirerà la giacchetta per la parte sua, ma rischierà di romperla, per la vetustà e per il logoramento del tessuto.
La verità è che ci vogliono nuove energie e nuove idee per questa terra di Sicilia, le vecchie sanno di muffa ed hanno un pessimo alito. Ci vuole soprattutto un salto generazionale e di narrazione. Rimanere l’isola dei cavalli e dei carretti nell’era digitale è un anacronismo insostenibile. Ci vogliono molti giovani preparati e donne risolute per cambiare paradigma.
Ci vuole il vento in chiesa e che qualche arciprete si congedi.
Così è se vi pare.
Giovanni Pizzo