Mentre noi in tutta Europa teniamo, o temiamo, la destra loro guidano a sinistra. È sempre la solita Albione, perfida per alcuni, culla di democrazia, oltre che vecchia patria del calcio che qui fu inventato. Il vento nel vecchio Continente era a destra e loro fanno un governo, in questa nuova ora più buia, con i socialisti.
Winston Churchill ci avrebbe brindato con il suo solito Pol Roger. L’ora è buia per la sterlina, per una situazione internazionale difficile, per la rovinosa Brexit che ha depotenziato enormemente l’unica manifattura residuale inglese, la Finanza. I tories dopo 14 anni lasciano macerie economiche e la fuoriuscita dall’Europa, che era contrappeso alla sua indomita diversità, Inghilterra isola fiera e differente. Onestamente ne han fatte di cotte e di crude, con una premier che varò una finanziaria assurda, Liz Truss, durata 15 giorni, un Boris Johnson al cui confronto Lollobrigida è Draghi, e con un Sunak che sembrava un fumetto. Starmer è un Sir, pur provenendo dalla classe operaia è stato procuratore generale e ha studiato ad Oxford, dimostrando che l’ascensore sociale ancora funziona, in questa terra culla dei diritti dai tempi del Bill of rights.
L’Inghilterra è un universo a parte, nel suo solipsismo da Vecchio Impero, nella sua monarchia da rotocalco, nei suoi riti del the e delle scommesse, compresi i famosi Lloyds. Ma è un termometro di alcune variabili mondiali, visto il suo interclassismo, il suo meeting pot, soprattutto finanziario.
Tutti i soldi del mondo passano da Londra, a volte restano, altre vanno, ma comunque transitano, lasciando scampoli di identità e visioni del mondo. La virata di un’isola che ha fermato il Terzo Reich non è da sottovalutare. La Storia ha corsi e percorsi come le maree che ha affrontato la Marina Inglese. Vedremo a novembre cosa succederà con i cugini atlantici.
Così se vi pare