Editoriale

La vera Italia nasce dalle piazze

I sindaci sono eletti dal Popolo, il quale in questo modo ha consentito agli stessi di avvicinarsi ai/alle cittadini/e. Non solo, ma essi/e sanno che gli eletti hanno la responsabilità oggettiva dell’intera Comunità e di tutti i numerosi disservizi e dissesti che vi sono nel territorio.

Quindi il/la cittadino/a che viene eletto/a sindaco/a assume una grande responsabilità, per onorare la quale dovrebbe possedere vaste competenze per ogni settore gestionale della propria amministrazione.
Siccome però egli/ella non è un monarca, deve confrontarsi con l’altro organo istituzionale, che è il Consiglio comunale, il quale fra l’altro approva il bilancio, il Piao (Piano integrato di attività e organizzazione), il Dup (Documento unico di programmazione) e la pianta organica.

I consiglieri comunali, molto più numerosi di quanto dovrebbero essere, sono portatori non solo di interessi generali – come dovrebbe essere – ma anche di interessi particolari, ecco che questi ultimi stravolgono le delibere anche con la contrarietà del sindaco stesso.

Perché questo incipit? Per ricordare che la Democrazia è il governo del Popolo, cioè il vero governo. Il Popolo, però, non può esercitarlo direttamente, ma deve delegare il/la primo/a cittadino/a per un verso e i consiglieri comunali per l’altro verso.

Ma poi lo stesso Popolo dovrebbe controllare che il programma del candidato/a eletto/a, che è stato approvato con le elezioni, venga rispettato, anzi onorato e realizzato nel corso dell’intera consiliatura, che di solito dura cinque anni a meno che il sindaco non si dimetta prima mandando a casa anche il Consiglio.

Dunque, vi è una relazione diretta fra cittadini/e eleggendi e sindaco eletto; cosicché dovrebbero essere le piazze a indurre gli amministratori a lavorare alacremente e con molte capacità, per erogare gli essenziali servizi ai/alle cittadini/e, fra cui per esempio il mantenimento delle strade, la gestione del verde, la circolazione delle auto, la puntualità e la qualità della produzione ed erogazione dei servizi, l’assistenza ai bisognosi. Vi è un settore particolarmente delicato che è quello della pianificazione territoriale, di cui scriviamo appresso.

I Comuni dovrebbero aggiornare quasi ogni anno il Piano regolatore, evitando così le numerosissime varianti, le quali consentono arbitrii di ogni genere. Dovrebbe essere evitato ulteriore consumo di suolo pubblico, perché ogni gettata di cemento impedisce la respirabilità del suolo, toglie terreno al verde pubblico e agli spazi agricoli, produce CO2. Bisognerebbe piuttosto ristrutturare tutti gli immobili fatiscenti.

Per fare tutto questo occorrerebbe redigere una pianta organica attuale, ricalcolando i cosiddetti costi storici delle spese e tenendo conto delle esigenze organizzative, molto diverse da quelle di trent’anni fa, anche per l’avvento dell’estesa digitalizzazione.

Vi è poi il cosiddetto Piao, indicato prima, il quale è un ottimo strumento teorico, ma manca la parte riguardante l’elenco delle cose da fare e soprattutto il cronoprogramma in cui esse debbono essere realizzate. Quindi, come sempre, molta teoria e poca pratica, il che dimostra inefficienza.

La vera Italia nasce dalle piazze, dalle feste locali, dalle tradizioni e da tante altre attività espresse direttamente dal Popolo. La questione di fondo, però, riguarda la capacità da parte del Governo nazionale, delle Giunte regionali, provinciali e comunali di ascoltare la gente e di sostenere tutte le realtà locali che sono la vera espressione del Popolo.

Non si tratta di una questione demagogica o teorica, ma di un fatto importante, perché se non vi è un preciso raccordo fra il Popolo e i suoi delegati, la frattura porta a una crisi della Democrazia e questo non deve accadere.

Sentiamo un’osservazione: chi guida il Paese non deve ascoltare le spicciole e singole istanze dei/delle cittadini/e, ma avere la capacità di programmare, a dieci o quindici anni, anche contro l’apparente violazione delle istanze che vengono dal basso. Non si può non concordare con la stessa, a condizione che chi allunga lo sguardo oltre il decennio sia persona integerrima, capace e onesta, che rispetti le volontà del Popolo espresse durante le elezioni, con una visione d’insieme.