Pezzi di Pizzo

L’alibi dell’emergenza

Il caldo africano, a cui dobbiamo abituarci velocemente, sembra essere passato. Il futuro prossimo? Bombe d’acqua con connessi allagamenti, frane ed alluvioni. Ci si sta preparando? Pulendo i torrenti, le caditoie i pozzi di spurgo, i tombini? O no? E perché no?

Perché l’emergenza è il nuovo mantra amministrativo, nell’emergenza tutti i fatti sono eccezionali, imprevisti ed imprevedibili. L’emergenza ti toglie la fatica del lavoro ordinario, noioso ce lo vogliamo dire? Tutto diventa straordinario nell’emergenza. Possiamo sfoderare facce stupefatte e compunte, se ci scappa l’imprevedibile morto, come in “Cronache di una morte annunciata” di Gabo. L’emergenza riempie i giornali e possiamo diventare protagonisti delle tragedie, accusare gli altri, il mondo intero per una sfiga imprevedibile a qualunque indovino. I telegiornali ci intervistano a qualunque ora, e noi ribadiamo slogan facili e triti. Vuoi mettere con il lavoro gestionale ordinario, in cui c’è tanto lavoro di tavolino, scartoffie da riempire, obblighi da assolvere. L’emergenza è un indulto per la politica, a meno che qualche procuratore non rialzi un ingegno persecutorio, Santo Nordio.

Nell’emergenza diventiamo Commissari Straordinari. Già è bello ed affascinante il nome, Straordinario. Certo sarebbe meglio Meraviglioso, come nella canzone, ma ci attrezzeremo in futuro.

Vivere d’emergenza è diventato un alibi magnifico. Il vero guaio è che non ci sia un’emergenza, una tragedia, un terremoto anche di secondo grado. Lì rimaniamo incastrati nella angosciante gestione del quotidiano. Una fatica ed una noia terribile.

Così è se vi pare