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L’Aron di Agira e la sinagoga dimenticata testimonianze di un passato da valorizzare

AGIRA (EN) – La situazione di abbandono in cui versa quel che resta della sinagoga cittadina, denuncia che le necessarie opere di conservazione non sono state mai intraprese, né iniziati gli scavi per accertare se sotto l’area vi sia, effettivamente, una cripta. Tale presenza, se accertata potrebbe lasciare desumere l’esistenza di un mikweeh, cioè del bagno rituale ebraico che tanto ricorda la fonte battesimale cristiana.

A seguito del crollo del tetto, avvenuto nel 1987, il parroco don Rosario Cottone eseguì, coraggiosamente e con l’aiuto di soli due muratori, il trasporto dell’Aron, che tutti ancora ritenevano soltanto un portale, nella vicina chiesa del Santissimo Salvatore, dove venne rimontato e in cui ancor oggi si trova.

Dalla traduzione di un’incisione presente sul manufatto – effettuata nel 1996 da monsignor Benedetto Rocco – e con l’ausilio di una foto scattata nel 1920, epoca in cui lo stato di conservazione era migliore, si comprese l’iscrizione “Casa di Giacobbe, venite camminiamo nella luce del Signore” (Isaia, 2,5) e così venne a cessare ogni equivoco sull’Aron, in precedenza considerato un semplice portale in stile gotico-catalano e veniva accertata la data della sua realizzazione.

La collocazione attuale del manufatto non può dirsi ottimale, in quanto a diretto contatto con il muro perimetrale della chiesa, su cui poggia, e quindi soggetto alle escursioni termiche provenienti dall’esterno, che stressano la delicata pietra arenaria di cui è fatto.

Questo reperto, testimonianza di integrazione di popoli e di religioni, dovrebbe costituire per Agira motivo di orgoglio e vanto e anche per questo reclama maggiore attenzione per la sua conservazione, unitamente a quel che resta della antica sinagoga.