Il tempo di chiedere una serie di chiarimenti all’assessore Mimmo Turano e poi scatterà il libera per tutti. All’Assemblea regionale siciliana, il momento delle ferie è alle porte. Dopo il licenziamento della manovra finanziaria da 160 milioni, che ha riproposto le polemiche sui contributi a pioggia elargiti dai settanta deputati regionali con particolare attenzione per i territori nei quali pulsa il cuore del proprio consenso elettorale, l’agenda di Palazzo dei Normanni è ridotta all’osso.
L’aula, infatti, è stata convocata per martedì 6 agosto con inizio alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni e interpellanze su temi di competenza dell’assessorato all’Istruzione e alla Formazione professionale. All’ordine del giorno c’è una ventina di istanze provenienti sia dai partiti di maggioranza che di opposizione e aventi come oggetto questioni soprattutto inerenti le condizioni di diversi istituti scolastici – tra criticità di tipo strutturale e altre attinenti all’organizzazione – e l’utilizzo delle risorse legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per il resto, il calendario è vuoto, a significare che per gli onorevoli scatteranno le ferie estive.
Con la Sicilia alle prese con i problemi di sempre – spazzatura, incendi, disoccupazione – a cui si sono aggiunti quelli nuovi, come la preoccupante siccità che sta causando danni al comparto agricolo e pesanti disagi alle popolazioni residenti nelle zone dell’isola in cui l’acqua arriva con il contagocce, è naturale per i siciliani chiedersi quanto i rappresentanti della politica abbiano prodotto sin qui.
Giunto quasi al secondo anno di vita, il governo Schifani finora si è mosso sulla falsariga dei precedenti, tra promesse di profondi cambiamenti – su tutti la scommessa dei termovalorizzatori, ma ad oggi non c’è nemmeno il Piano rifiuti promesso entro luglio – e riforme che poi, all’atto pratico, sembrano non arrivare mai a compimento. È di mercoledì l’affossamento del ddl sulle Città metropolitane e i Liberi consorzi che, stanto ai propositi del governo regionale, avrebbe dovuto fissare le elezioni di secondo livello, ovvero quelle aperte ai consiglieri comunali, reintroducendo le giunte provinciali.
Al momento del voto – effettuato in modalità segreta – il primo articolo del disegno di legge è stato cassato su proposta delle opposizioni, che hanno colto al balzo la palla per sottolineare le fratture all’interno della maggioranza di centrodestra. Per capire che ne sarà delle ex Province in Sicilia, da anni alle prese con carenze finanziarie che non consentono di gestire nel migliore dei modi le tante competenze a esse assegnate dalla legge regionale, bisognerà attendere l’autunno.
Un’attesa che sarà condivisa anche dal comparto forestale, specialmente da quegli addetti alla manutenzione che da ieri e per tutto il mese di agosto staranno a casa, non perché in ferie bensì perché sospesi su decisione del dipartimento regionale al Territorio. Una scelta che è stata criticata da parte dei sindacati, da anni in attesa di una riforma del settore che punti a trovare le risorse per impiegare durante tutto l’anno il personale assunto stagionalmente. “Gli incendi non sono più un fenomeno soltanto estivo e ad avere bisogno di manutenzione non sono soltanto le aree demaniali”, è il commento che rimbalza da una parte all’altra della Sicilia.
Finora non è andata meglio neanche per i Consorzi di bonifica, la cui governance è rimasta impantanata in un regime di straordinarietà che di certo non fa bene in una fase storica dove la gestione dell’acqua rappresenta un tema sempre più delicato. Come dimostrato dalla decisione dell’Ars di assegnare agli enti un contributo di dieci milioni per consentire l’esonero dei pagamenti da parte degli agricoltori danneggiati. E se per arrivare a una riforma servono ampie convergenze tra i partiti, a tenere banco negli ultimi mesi è stata anche la questione della partecipazione dei singoli deputati ai lavori dell’Assemblea. In primavera, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno ha varato una modifica al regolamento che prevede un aumento della sanzione economica per gli assentisti.
Al momento misurare gli effetti di questo cambiamento – in vigore da maggio – non è possibile, in quanto gli uffici di Palazzo dei Normanni non hanno reso noti i dati relativi al secondo trimestre del 2024. Ciò che si può fare è dare un’occhiata all’andamento delle presenze nel primo trimestre. Nel 2023, i deputati con il maggior numero di assenze erano stati il leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca, con 53 sedute saltate, il forzista Nicola D’Agostino, con 39, la pentastellata Stefania Campo, con 35, la forzista Bernardette Grasso, con 31 e l’esponente di Fdi Giusy Savarino, con 29 assenze.
Nelle 15 occasioni in cui l’aula si è riunita tra gennaio e marzo di quest’anno, a guidare la classifica degli assenteisti sono stati Nicola D’Agostino e Salvo Geraci. Il deputato acese di Forza Italia e il collega palermitano di Sud chiama Nord sono stati assenti per 11 volte. Subito dietro, con cinque presenze su quindici sedute, si piazza Ludovico Balsamo, il deputato catanese passato dall’opposizione (Sud chiama Nord) alla maggioranza (Popolari e Autonomisti) alla vigilia del voto della manovra finanziaria, con la possibilità di gestire un maggior budget per i finanziamenti da inserire nel maxi-emendamento. Quarta più assenteista è l’esponente di Fratelli d’Italia Giusy Savarino. In lizza per un posto nel governo, in vista del prossimo rimpasto di giunta, Savarino è stata assente in sette occasioni. Subito dietro, con cinque assenze, c’è un altro deputato meloniano, il siracusano Salvo Auteri.
Nei giorni scorsi, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno ha fatto il punto del primo anno e mezzo di legislatura. “In 18 mesi ci sono state a sala d’Ercole 122 sedute contro le 133 del passato (gli anni del governo Musumeci). Il dato positivo è che nonostante ci si riunisca di meno, siamo riusciti a concentrare l’attività e approvare più disegni di legge”, ha detto Galvagno, rimarcando che “dietro le sedute di aula c’è un lavoro importante di pre-aula”. L’esponente di Fratelli d’Italia ha rivendicato un altro risultato: “Le impugnative (da parte del Consiglio dei ministri) nell’ultimo anno di questa legislatura sono il dato più basso di sempre”. Nel corso della tradizionale cerimonia del ventaglio, sono stati resi noti altri dati che mettono a confronto il lavoro dell’attuale Assemblea con quello svolto dalla precedente. A fronte di un minor numero di ddl assegnati – 271 a 225 a favore dell’Ars a guida Miccichè –, l’attuale aula ha approvato dodici leggi in più (37 a 25), a cui si aggiungono due leggi di voto.