Il Sud esiste

L’assenza di parrēsia

Nella Grecia classica e soprattutto nel breve periodo della democrazia ateniese emerse il concetto fondamentale di parrēsia. Michel Foucault (1926-1984) filosofo, archeologo del sapere ha insegnato al Collège de France dal 1971 all’anno della morte. L’ultimo corso al Collège de France del febbraio 1984, fu dedicato alla parrēsia, con il titolo: “Le courage de la vérité. Le Gouvernment de Soi e des Autres”. Con i testi del corso fu poi pubblicato un libro in Francia nel 2009 (Seuil Gallimard) e nel 2011 una edizione italiana da Feltrinelli editore. Il concetto di parrēsia è complesso come analizza magnificamente Foucault nel suo libro. Ma ai fini del nostro discorso basta ricordare che il concetto di parrēsia è nella Grecia classica “il coraggio della verità di colui che parla e si assume il rischio di esprimere, malgrado tutto, l’intera verità che ha in mente, ma è anche il coraggio dell’interlocutore che accetta di accogliere come vera la verità oltraggiosa da lui sentita”.

Secondo Foucault la parrēsia si contrappone, parola per parola, a quella che è l’arte della retorica, mentre secondo Aristotele la pratica della parrēsia va collegata alla grandezza d’animo (megalopsichia). In molti testi, e soprattutto nei tragici, la parrēsia è considerata un diritto che va conservato ad ogni costo; è un diritto da esercitare in tutti i modi possibili; è una delle forme attraverso cui si manifesta l’esistenza libera di un libero cittadino. E come dice Foucault “in altre parole, la città ha bisogno della verità per poter esistere ed essere salvata”. Il campione della parrēsia greca è Socrate.

Ma c’è una convergenza su questo punto tra pensiero greco e pensiero cristiano, se è vero che papa Francesco, nella Messa mattutina in Casa Santa Marta del 6.6.2017 ha, nell’omelia, affermato: “L’ipocrisia non è il linguaggio di Gesù, né deve esserlo dei cristiani perché l’ipocrisia è capace di uccidere una comunità. Gesù ci fa vedere la realtà che è il contrario dell’ipocrisia e dell’ideologia”. Quando ci sono ipocriti in una comunità c’è un pericolo grande lì, c’è un pericolo molto brutto. Il Signore Gesù ci ha detto: Sia il vostro parlare sì, sì, no, no. Il superfluo proviene dal maligno. L’ipocrisia fa male alla Comunità e fa tanto male alla Chiesa”.

L’assenza pressoché totale di parrēsia è, forse, il fattore dominante del nostro tempo a Kiev come a Gaza, come a New York od a Mosca, a Washington come a Berlino. E il clima e la pratica di guerra, si sa, sono, per definizione, il maggiore produttore di falsità. Ma l’Italia, pur non essendo direttamente impegnata in azioni di guerra, è tra le maggiori produttrici di falsità in tutti i campi e soprattutto in campo economico e sociale. Di chi possiamo fidarci? Di nessuno. Una volta la Banca d’Italia era un utile punto di riferimento ma da oltre dieci anni anche questo riferimento è venuto meno. È rimasta l liturgia del 31 maggio, ma è, appunto, una semplice liturgia senza più fede. È per questa mancanza totale di parrēsia, di istituzioni e comportamenti sulle quali fare affidamento che, in materia economico-sociale e non solo, barcolliamo come ubriachi che si muovono a tentoni in una notte cupa.