Intervista

L’attivista Alessandra Sciurba: “Non festeggerei l’elezione del primo premier donna”

Le disuguaglianze di genere penalizzano tutte le donne, ma alcune più di altre, a causa del fortuito incrocio tra genere e disuguaglianze sociali. Secondo Alessandra Sciurba – professoressa associata in filosofia del diritto all’Università di Palermo, nonché attivista dei diritti umani – occorre che affrontare le discriminazioni multiple, considerando insieme le necessità di giustizia sociale, giustizia di genere e diritti civili.

“Non è vero che i risultanti raggiunti nel corso della propria vita dipendano unicamente dalla propria volontà, perché le condizioni di partenza rappresentano un aspetto fondamentale. Io mi sento una donna fortunata perché, nel mio caso, la disparità di genere non si è aggiunta ad altre difficoltà sociali. Nata in Italia e in una famiglia che poteva farmi studiare, ho potuto più facilmente autodeterminarmi – spiega Sciurba -. Questo non significa che non abbia incontrato dei problemi lungo la mia carriera. Ho due figli e mi è successo, negli anni della mia lunga precarietà accademica, di sentirmi dire di essere stata io ad aver scelto di metterli al mondo e di dover essere io a gestire le mancanze di un’Italia che continua a delegare alle donne il compito di conciliare aspirazioni personali e necessità di cura, col risultato, spesso di sfruttare altre donne non italiane per colmare i suoi vuoti nella cura delle persone non autosufficienti”.

Per la professoressa l’ideologia dominante nel nostro Paese è ancora frutto di una cultura post-patriarcale connotata da un forte individualismo e da un esasperato conformismo: “Non festeggerei l’elezione del primo premier donna, perché bisogna scindere il femminismo dall’appartenenza al sesso femminile che, nel caso di Giorgia Meloni, non vanno a braccetto. E poi esistono, per fortuna, sempre più uomini femministi – precisa -. L’idea di famiglia promossa dal governo Meloni ingabbia le persone in ruoli rigidi ben definiti, etero-normati, ed esclude famiglie e singoli dall’accesso ai diritti, riproducendo sessismi e discriminazioni. Nonostante ciò, resto fiduciosa nel prezioso contributo delle nuove generazioni, spesso molto più aperte alle differenze e più pronte a lottare per i diritti civili”.