Lavoro

Laureati e lavoro, l’esperienza fa la differenza

PALERMO – Studiare, con sacrificio personale ed economico, non sembra essere più garanzia di successo lavorativo. Specie se ti trovi in Sicilia.

I dati occupazionali dei principali atenei siciliani, Palermo, Catania e Messina, sono stati raccolti da Almalaurea, il consorzio universitario a cui aderiscono 77 atenei italiani e il ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca. E il quadro non è confortante, nonostante siano positivi e rispetto agli anni precedenti tutti gli atenei isolani siano cresciuti (o comunque non hanno peggiorato le loro perfomance), i valori riscontrati in termini occupazionali sono più bassi di quelli nazionali. Nella penisola si registrano infatti elevati tassi occupazionali sia tra i laureati di primo livello, sia tra quelli di secondo livello (rispettivamente 75,4% e 77,1% a un anno dal conseguimento del titolo; 92,1% e 88,7% a cinque anni). Rilevanti per l’ingresso nel mondo del lavoro risultano le esperienze maturate durante gli studi.
In particolare, a parità di condizioni, i soggiorni di studio all’estero riconosciuti dal corso di laurea alzano del 12,3% la probabilità di trovare lavoro, mentre i tirocini curriculari (svolti dal 59,4% dei laureati 2022 e in aumento nell’ultimo anno) offrono il 4,3% di probabilità in più di avere un’occupazione a un anno dal titolo.

A Palermo l’indagine ha coinvolto 3.829 laureati triennali del 2021 contattati dopo un anno dal titolo (nel 2022). Il 77,4% dei laureati di primo livello, dopo il conseguimento del titolo, ha deciso di proseguire il percorso formativo con un corso di secondo livello (marginale la quota di chi si iscrive ad un corso triennale). A un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è del 65,2%, mentre la disoccupazione è al 16,6%. Tra gli occupati, il 16,7% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 9,1% ha invece cambiato lavoro; il 74,2% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo. Il 28,1% degli occupati può contare su un contratto alle dipendenze a tempo indeterminato, mentre il 36,2% su un contratto alle dipendenze a tempo determinato. Il 10,9% svolge un’attività in proprio (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.).

A cinque anni il tasso di occupazione dei laureati di secondo livello del 2017 è pari all’84,6% (83,7% per i magistrali biennali e 86,0% per i magistrali a ciclo unico). Gli occupati assunti con contratto a tempo indeterminato sono il 38,2%, mentre gli occupati con un contratto a tempo determinato sono il 27,0%.
“L’analisi dei dati del Rapporto AlmaLaurea 2023 ci dà un’ulteriore conferma del valore della strategia messa in atto dal nostro Ateneo per offrire ai nostri studenti un presente di studio di eccellenza e un futuro professionale qualificato, mettendoli in condizione non solo di ‘sapere’, ma anche e soprattutto di ‘saper fare’ – commenta il rettore dell’università degli studi di Palermo, Massimo Midiri –. Stiamo lavorando fianco a fianco con le imprese anche per migliorare la nostra offerta formativa. Dobbiamo conciliare al meglio queste esigenze con gli obiettivi e le aspirazioni dei nostri laureati che cercano lavoro e vogliono rimanere in Sicilia”.

A Messina, il tasso di occupazione dei laureati triennali ad un anno dal conseguimento del titolo è sostanzialmente invariato rispetto allo scorso anno e pari al 62,9%, con la disoccupazione che sale al 21,4%. I dati peggiori della Sicilia. Diventa del 71% la quota di coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il conseguimento del titolo magistrale, e a distanza di cinque anni quasi l’80% dei laureati ha una occupazione.

La retribuzione media mensile si allinea sostanzialmente a quella media nazionale (circa 1.330 euro). Per quanto riguarda la condizione occupazionale, Dario Maimone Ansaldo Patti, delegato del rettore di Messina per Almalaurea, ha sottolineato che il dato risente seppur in maniera assai più lieve degli strascichi derivanti dalla pandemia oltre che delle tensioni geo-politiche che hanno caratterizzato l’anno precedente.

A Catania, la disoccupazione è del 17,8%, mentre gli occupati a un anno sono il 67,1% per le lauree magistrali a ciclo unico, il 49,6% per le triennali, e il 71,1% per le specialistiche. Molti sono quelli che continuano l’attività già effettuata durante gli anni universitari. Sono più della metà degli studenti, infatti, quelli che hanno dovuto combinare lavoro e studio.

Gli importi di questi primi rapporti di lavoro sono piuttosto bassi: gli uomini con una laurea triennale riescono a guadagnare 1.167 euro al mese, mentre le donne rimangono a 937 euro. Chi possiede, invece, una laurea magistrale, sale a 1.353 euro mensili, nel caso delle donne, mentre gli uomini arrivano a 1.577 euro.