PALERMO – Nel 2021 in Sicilia diminuiscono nettamente le assunzioni di lavoratori domestici. Dopo i due anni di crescita nel 2019 e nel 2020, l’ultimo anno ha segnato una netta diminuizione: secondo i dati resi noti dall’Inps, in Sicilia i lavoratori domestici sono diminuiti del 5,1%, dietro soltanto a Calabria e Campania, che segnano il 6,1% in negativo.
Continuano a mantenersi in crescita i lavoratori stranieri: se gli italiani passano da 19.524 nel 2020 a 18.537 nel 2021, gli stranieri passano da 20.799 nel 2020 a 21.029 nel 2021. Il trend siciliano riflette quello italiano: tra il 2020 e il 2021 in tutta Italia i lavoratori domestici stranieri aumentano del 3,2%, con incrementi in quasi tutte le regioni, in particolare Puglia (+11,4%) e Calabria (+6,4%) e con le sole eccezioni di Molise (-3,7%), Umbria (-1,9%) e Abruzzo (-0,9%). Stabili gli stranieri in Piemonte, Lazio e Sardegna. Rispetto alla zona di provenienza nel 2021 l’Europa dell’Est continua ad essere la zona geografica da cui proviene la maggior parte dei lavoratori domestici, con 344.466 lavoratori, pari al 35,8% del totale dei lavoratori domestici, seguiti dai 288.749 lavoratori di cittadinanza italiana (30,0%), dai lavoratori del Sud America (7,5%) e dell’Asia Orientale (7,3%). Dieci anni fa la quota di lavoratori dell’Est europeo era pari a 44,0% contro il 19,1% dei lavoratori italiani. In totale, in Sicilia risultano occupati 39.566 lavoratori, di cui 30.213 di sesso femminile e 9.353 di sesso maschile; si tratta del 4,11% del totale nazionale. Ai vertici della classifica, la Lombardia, con 184.806 lavoratori, e il Lazio, con 130.040 assunti.
Per aree territoriali, è il Nord Ovest della penisola a registrare il maggior numero di lavoratori, seguito dal Centro. Anche dal punto di vista del genere, salta all’occhio come la grande maggioranza dei lavoratori sia di sesso femminile in tutte le ripartizioni: su quasi un milione di lavoratori, sono 816.476 le donne contro 144.882 uomini.
Analizzando i dati dei lavoratori domestici per tipologia di rapporto, l’Inps mette in evidenza una prevalenza della tipologia di lavoro “Colf”, che nel 2021 interessa il 53% del totale dei lavoratori, contro il 47% della tipologia “Badante”; anche in questo caso si evidenzia un trend in crescita per la seconda categoria: dieci anni fa la quota delle colf era decisamente maggioritaria, con il 63,9% dei lavoratori. La tipologia “Colf” è prevalente tra i lavoratori italiani e quasi tutti i lavoratori stranieri, ad eccezione di quelli provenienti dall’Europa dell’Est, dall’Asia Medio Orientale e dall’America Centrale, in cui prevale la tipologia “Badante”. Se si guarda agli orari di lavoro, nell’anno 2021 la classe modale dell’orario medio settimanale prevalente per la tipologia “colf” è di 25-29 ore, previste nel 30,2% dei contratti; per la tipologia di rapporto “badante” è la classe 50 ore e oltre (26,4%) ad avere la frequenza maggiore; in generale, si osserva che ben il 54,8% dei lavoratori con tipologia di rapporto badante, proprio per la caratteristica del lavoro che svolge, si concentra nelle classi oltre le 29 ore settimanali. Al contrario il 54,7% dei lavoratori con tipologia di rapporto colf, lavora meno di 25 ore a settimana.
L’analisi dei dati sulle retribuzioni nel 2021 evidenzia che la maggior parte dei lavoratori domestici ha una retribuzione annua dai 13.000 euro, senza particolari distinzioni di genere: le femmine in media hanno una retribuzione più alta rispetto ai maschi, infatti sotto i 5.000 euro l’anno si colloca il 43,6% dei domestici maschi, contro il 40,4% delle femmine.