Lavoro

I lavoratori stranieri i più colpiti dalla crisi Covid

ROMA – La crisi scaturita dalla pandemia ha colpito anche i lavoratori immigrati che risultano essere tra le categorie più penalizzate (in particolare quelli precari). Gli occupati stranieri in Italia sono in calo con una diminuzione netta soprattutto nelle Isole (-7,0%).
A certificare questi dati è il Rapporto annuale 2021 sull’economia dell’Immigrazione a cura della fondazione Leone Moressa.

In generale gli stranieri hanno subìto una perdita del tasso di occupazione (-3,7 punti) più forte rispetto a quella degli italiani (-0,6 punti).
Nonostante questo, i lavoratori stranieri producono il 9% del Pil e risultano determinanti in molti settori anche se sono esposti a un rischio di infezione da Covid-19 molto più elevato, per una serie di vulnerabilità: maggiore incidenza della povertà, sovraffollamento nelle condizioni abitative, alta concentrazione nei luoghi di lavoro nei quali il distanziamento fisico è difficile.

Gli occupati stranieri in Italia nel 2020 sono 2,35 milioni, in calo (-6,4%) rispetto al 2019 (per gli italiani la variazione è stata -1,4%). Tra i 456 mila posti di lavoro persi nel 2020, un terzo riguarda lavoratori stranieri, in prevalenza donne.

Per la prima volta, quindi, il tasso di occupazione degli stranieri (57,3%) scende al di sotto di quello degli italiani (58,2%). A livello territoriale, il tasso di occupazione degli stranieri è diminuito maggiormente nel Nord Ovest e, come già scritto, nelle Isole. Al Nord Est, invece, si è registrata la più alta diminuzione nel tasso degli italiani (-1,3 punti).

Sul fronte dell’imprenditoria immigrata, invece, emerge che nel 2020 gli imprenditori nati all’estero sono 740 mila, pari al 9,8% del totale, con un aumento del 2,3% rispetto al 2019. I nati all’estero sono aumentati del 29,3%, mentre i nati in Italia hanno registrato un -8,6%. Le nazionalità più numerose sono Cina, Romania, Marocco e Albania, ma la crescita più significativa si registra tra i nati in Bangladesh, Pakistan e Nigeria. L’incidenza maggiore si registra nell’edilizia (16,0% degli imprenditori del settore).

In base alle elaborazioni della fondazione su dati Eurostat, in Sicilia il tasso di occupazione degli stranieri è del 46%, mentre quello degli italiani è del 40%.

La situazione migliora proprio per quanto riguarda l’imprenditoria: gli imprenditori immigrati sono il 6,1%, il 17% in più nell’ultimo decennio, il 2,5% se guardiamo l’ultimo anno. La Sicilia si posizione all’ottavo posto dietro Lombardia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte e Campania. In calo il dato a Palermo (-0,9%), ma comunque in testa rispetto alle altre province (6.730).

Poi abbiamo Catania con 5.235, Messina con 4.257, Agrigento con 3.765, Trapani con 2.819 (maggior incremento sia guardando il decennio che l’ultimo anno), Siracusa con 2.142, Caltanissetta con 1.436 e Enna con 795.
I contribuenti stranieri in Italia sono 2,3 milioni e nel 2020 hanno dichiarato redditi per 30,3 miliardi e versato Irpef per 4 miliardi.
Il reddito medio dei nati all’estero residente in Sicilia è di 10.990 euro, si va dagli 12.710 di Siracusa fino ai 9.110 di Ragusa. Palermo è al secondo posto con 11.950, Catania è al terzo posto con 11.740.