In Italia, il tasso di occupazione delle donne è pari al 43,6% contro una media europea del 54,1%, un gap molto più ampio di quello relativo all’occupazione maschile (60,3% in Italia, 64,7% in Europa). Se il tasso di disoccupazione femminile in Italia (11,1%) venisse portato al valore europeo (7,2%), si avrebbero 433mila donne occupate in più. Inoltre, nel confronto tra le macro aree italiane, il tasso di occupazione delle donne al Sud è pari al 28,9% contro il 52% del Nord. E’ quanto emerge da un focus sulla partecipazione femminile al mercato del lavoro contenuto nel rapporto Terziario&Lavoro dell’Ufficio Studi di Confcommercio.
Per quanto concerne gli uomini, se in Europa poco più del 69% della popolazione maschile tra i 15 e i 74 anni era presente nel mondo del lavoro, in Italia questa quota si collocava, nel 2019, al 66,3%. Tenendo presente la diversità dei tassi di disoccupazione (6,5% nella Ue, 9,1% in Italia) ciò significa che in Europa il 93,5% degli uomini attivi nel mondo del lavoro è occupato ed in Italia poco meno del 91%. Queste cifre si traducono in una incidenza degli occupati sulla popolazione di riferimento del 64,7% nella Ue27 e del 60,3% in Italia.
Ma, avverte Confcommercio, la distanza tra la realtà della Ue27 e quella italiana assume toni decisamente allarmanti se si guarda, invece, alla componente femminile. In Italia solo il 49% delle donne tra i 15 ed i 74 anni partecipava, sempre nel 2019, al mondo del lavoro a fronte di una media del 58,3% nella Ue27. Di questo 49,0% solo l’88,9% aveva un’occupazione (il tasso di disoccupazione per le donne nel 2019 era pari all’11,1%) il che equivaleva a circa 9,8 milioni: in alte parole le occupate sulla propria popolazione di riferimento in Italia erano il 43,6% rispetto a una quota del 54,1% nella media europea. In sintesi, spiega Confcommercio, “le distanze tra i tassi di disoccupazione non sono straordinarie, anche se comunque peggiori per l’Italia rispetto all’Europa. Il tasso di partecipazione maschile è, anch’esso, peggiore ma non troppo distante. Il problema sta proprio nella partecipazione femminile che sconta un gap di quasi dieci punti percentuali assoluti”.
Inoltre, si legge nel focus, il tasso di partecipazione femminile in Italia, rispetto al valore medio europeo, al Nord è inferiore di due punti e mezzo, al Centro di cinque punti, al Sud di venticinque punti, fermandosi in quest’area al 36% circa. Un dato, quest’ultimo, che secondo Confcommercio indica una vera e propria patologia. Combinato con un peggiore tasso di disoccupazione (quasi 20% nel 2019), ciò porta il numero di occupate nel Mezzogiorno a poco più di 2,2 milioni: vale a dire che solo il 28,9% delle donne tra i 15 ed i 74 anni delle regioni meridionali lavorava a fronte di una quota pari a quasi il 52% nel Nord.
“Nessuno – scrive nel focus Confcommercio – si azzarderebbe a pensare che questa situazione sia frutto di una scelta individuale, e collettiva, presa liberamente: le nostre donne meridionali non lavorano perché il mercato e le condizioni ambientali non lo consentono non perché hanno deciso di fare altro. Per migliorare questa condizione, che oltre alla dimensione etica e sociale ha rilievo per l’economia reale, al di là delle necessarie politiche attive e della riorganizzazione ad ampio spettro dei servizi a supporto della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, che scontano forti ritardi nel Mezzogiorno, la soluzione non può che passare per la valorizzazione della produttività e dall’incremento di innovazione e investimenti nel terziario di mercato”.
“Le implicazioni per il rilancio dell’occupazione totale e per la più ampia e duratura creazione di benessere economico sono evidenti: il terziario di mercato è importante per le donne, e quindi per la società nel complesso le donne sono importanti per il terziario di mercato, e quindi per l’economia nel complesso”.