RAGUSA – La provincia di Ragusa si posiziona su scala nazionale negli ultimi posti per livelli di retribuzione ed è ultima anche a livello regionale. Questo trend negativo, purtroppo, è ormai consolidato da anni e secondo le organizzazioni sindacali è necessaria un’inversione di rotta, prima che sia troppo tardi.
“Il 2024 sarà un anno molto impegnativo e pesante per il sindacato, nel contesto di una grave crisi sociale ed economica che si muove parallelamente sul piano nazionale ed internazionale – ha evidenziato il segretario generale della Cgil di Ragusa, Peppe Scifo -. Ormai subire direttamente gli effetti di situazioni di crisi anche geograficamente lontane è una costante. A subire gli effetti negativi sono soprattutto le persone deboli, i territori già fragili con molteplici criticità. In questo scenario, il contesto ragusano già dai tempi della pandemia e della guerra in Ucraina ha avuto forti ripercussioni economiche negative sul tessuto produttivo territoriale, fortemente interconnesso con il resto del Paese e con i paesi esteri”.
“L’effetto della crescita dell’inflazione, soprattutto sul paniere dei beni di prima necessità – ha aggiunto Scifo – sta mettendo in ginocchio le famiglie a basso reddito. Si tratta di lavoratori, persone attive che svolgono un lavoro povero nella retribuzione. Sono i precari, i giovani, persone che guadagnano salari molto al di sotto di quanto stabilito dai contratti, nell’enorme area del ‘grigio’ che da anni caratterizza il nostro mercato del lavoro a livello territoriale”.
Nonostante il sistema produttivo della provincia iblea sia comunque molto vivace soprattutto in alcuni comparti come l’agricoltura, l’industria agroalimentare e di settori legati all’innovazione, i salari rimangono tra i più bassi.
“L’impatto dell’inflazione alta in questo contesto ha conseguenze ancora più dure – ha sottolineato ancora il segretario generale della Cgil di Ragusa -. Questa è la questione su cui la Cgil, a tutti i livelli, durante questo ultimo anno ha condotto una battaglia per chiedere interventi di controllo e repressione del lavoro irregolare, in tutte le sue forme, a partire dai finti part time e dalle false partite Iva. Occorre strutturare modalità di controllo sistematico per far rispettare i livelli salariali e tutti gli istituti contrattuali, come le ferie, gli straordinari, le mensilità aggiuntive. Molte lavoratrici e lavoratori percepiscono solo un salario mensile onnicomprensivo di tutto, con il risultato finale di una retribuzione oraria inferiore ai 5 euro. Pensiamo al potere di acquisto di tali salari, soprattutto oggi con una inflazione ai livelli massimi come non si vedeva da decenni”.
Sarà dunque un anno complicato quello appena iniziato e le organizzazioni sindacali sono chiamate a fare un enorme lavoro di conciliazione. “La Cgil deve, ancora di più, essere nella condizione di guidare il movimento sindacale su un terreno di rivendicazioni e battaglie che – ha concluso Scifo – devono tornare ad essere leva di cambiamento per il Paese, a partire dalle urgenze come l’innalzamento dei salari, la difesa di una sanità pubblica e di qualità, un sistema educativo in grado di contrastare le diseguaglianze del futuro e per investimenti in infrastrutture utili a migliorare la condizione dei territori e delle comunità che li vivono”.