Il Mediterraneo si trova di fronte a una serie di eventi che mettono a dura prova la sua resilienza, richiedendo un’azione decisa e determinata. Dalla scossa globale della pandemia di COVID-19 alla tempesta energetica e socio-economica causata dall’invasione russa dell’Ucraina, questa regione è stata colpita da due crisi che hanno scatenato un’ondata di turbolenze su una situazione già fragile. Il cambiamento climatico, con i suoi effetti devastanti sulla sicurezza dei cittadini e sui settori cruciali come agricoltura, pesca ed ecosistemi ambientali, ha reso l’intero quadro ancora più complesso.
Nel suo complesso, il Mar Mediterraneo si prefigura come punto di incontro diretto di 22 Paesi che aggregano complessivamente oltre 550 milioni di abitanti e 9,4 trilioni di Dollari di PIL, pari a quasi il 10% del totale mondiale. Se si amplia l’analisi al Mediterraneo Allargato – ovvero l’area che si estende dall’Oceano Atlantico al Golfo Persico, comprendendo i Paesi collegati culturalmente, politicamente e geograficamente al Mediterraneo – si arriva complessivamente a 45 Paesi che generano quasi 13 trilioni di Dollari di PIL (il 13,4% del totale mondiale) e accolgono al loro interno oltre 1,2 miliardi di abitanti (15% del totale mondiale). Quest’area è da secoli un crocevia di culture e popoli. Il Mar Mediterraneo – che separa e collega l’Europa, l’Africa e l’Asia – ha infatti svolto un ruolo chiave nello sviluppo storico, culturale ed economico delle regioni circostanti ed è uno spazio di connessione tra le aree che lo circondano e che condividono interessi strategici fondamentali su temi come energia, geopolitica, flussi migratori e commerciali. Basti pensare che il Mediterraneo conta per l’1% della superficie dei mari del mondo, ma rappresenta il 20% del traffico marittimo mondiale, il 30% del traffico petrolifero, il 27% dei servizi di linea container ed è punto d’incontro di 4 grandi aree geoeconomiche (AfCFTA, UE, NAFTA e RCEP).
In questo contesto, il 29 e 30 giugno si è tenuta la 34^ Assemblea della Commissione Intermediterranea della Conferenza delle Regioni Periferiche e Marittime a Santa Trada (Villa San Giovanni), organizzata dalla Regione Calabria – che ha assunto la Presidenza per il prossimo anno – con il supporto di The European House – Ambrosetti. La Commissione, nata nel 1990, oggi riunisce circa 40 regioni di 8 Stati membri dell’UE e di altri Paesi (Albania, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Malta, Marocco e Spagna). L’adesione è aperta a tutti i diversi livelli subnazionali nei Paesi mediterranei e rappresenta un legame di pace, stabilità e sviluppo tra tre continenti: Europa, Africa e Asia. Si occupa dello sviluppo del dialogo euromediterraneo e della cooperazione territoriale, concentrandosi sui trasporti e la politica marittima integrata, la coesione economica e sociale, l’acqua e l’energia.
Tra le attività svolte durante la due giorni, vi è la stata riunione del Mediterranean Youth Council, un gruppo composto da giovani dai 18 ai 30 anni provenienti da tutta la regione mediterranea, dal Kosovo a Cipro, Libano, Palestina, Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto, Spagna, Italia e Francia, riunito al fine di promuovere la partecipazione democratica dei giovani nel Mediterraneo attraverso un dialogo con le autorità locali, regionali, nazionali ed euromediterranee.
In aggiunta, nella giornata di venerdì 30, si è tenuta l’Assemblea Generale, in cui è stato eletto Roberto Occhiuto (Presidente, Regione Calabria) come nuovo presidente della Commissione Intermediterranea e sono stati presentati i piani di azione relativi a: trasporti e politica marittima integrata, cooperazione territoriale e strategie macroregionali, acqua ed energia, coesione economica e sociale.
Tra le priorità d’azione indentificate vi è il rafforzamento della collaborazione con i Paesi vicini non appartenenti all’UE per raggiungere obiettivi comuni in campo sociale, economico e ambientale, nonché il raggiungimento di una sovranità energetica, tecnologica e alimentare, al fine di promuovere un Mediterraneo più resiliente e coeso.
Per fare questo, risulta necessario unire la compatibilità delle economie con un uso sostenibile delle risorse, realizzando infrastrutture innovative che guidino la transizione verso fonti energetiche rinnovabili. Questa missione è fondamentale per mitigare gli effetti della crisi climatica, abbattere le emissioni di CO2 e salvaguardare l’ambiente naturale che circonda la nostra regione.
Al centro della discussione vi è stato inoltre il futuro dell’Economia Blu del Mediterraneo, alla luce del nuovo pacchetto di proposte della Commissione Europea sulla politica comune della pesca. Le regioni marittime saranno infatti particolarmente impattate da queste misure, in particolare da quelle sul divieto della pesca a strascico nelle aree marine protette, con possibili ripercussioni sull’intera filiera a livello socioeconomico. Per questa ragione, diventa necessario rafforzare il dialogo tra i territori e le istituzioni europee per identificare un piano di decarbonizzazione del settore sostenibile a livello economico, limitando gli impatti sul tessuto produttivo già fragile di diverse realtà mediterranee.
In quest’ottica, la digitalizzazione e lo sviluppo di competenze nell’ambito delle energie verdi, sempre più richieste dalle imprese, offrono nuove opportunità di lavoro e consentono ai giovani di emergere come protagonisti, dimostrando una sensibilità crescente verso tali tematiche. Lo sviluppo e la promozione di queste nuove competenze possono contribuire a facilitare il processo di inserimento, ad oggi ancora molto frizionato, dei giovani delle regioni del Sud nel mondo del lavoro. In questo contesto, infatti, basti pensare che la Sicilia è la terza regione più giovane del Paese, con una percentuale di popolazione tra i 15 e i 34 anni del 21,9% e terza per tasso di natalità con 7,6 nati ogni 1.000 abitanti, ma è anche la prima regione per incidenza di giovani tra i 15 e i 29 anni non coinvolti in attività di formazione, tirocinio o occupati (NEET), pari al 32,4%, a fronte di una media nazionale del 19,0%.
Nel perseguire gli ambiziosi obiettivi tracciati dalla Commissione, diventa centrale la realizzazione di una governance multilivello che conceda un ruolo di primo piano alle autorità regionali e locali, le quali devono agire in modo complementare e sinergico tra loro. Questa visione si basa sulla consapevolezza che il Mediterraneo può superare le difficoltà attuali solo unendo le forze e collaborando attivamente a livello internazionale. La realizzazione di un’agenda condivisa dovrà contribuire a migliorare l’efficacia e l’impatto delle politiche europee (con particolare riferimento coesione, trasporti, energia, clima, mare e aiuti di stato) soprattutto nelle isole, tenendo conto delle condizioni specifiche e delle difficoltà che queste affrontano a causa del loro maggiore isolamento geografico.
L’elezione della Regione Calabria alla guida della Commissione potrà rappresentare un vero e proprio asset per le regioni del Sud Italia e del Mediterraneo per realizzare un’agenda orientata alla concretezza e ad uno sviluppo euro-mediterraneo orientato alla coesione, contaminazione e innovazione, attestandosi come anello di raccordo tra sponda sud e sponda nord del Mediterraneo.
Cetti Lauteta
Responsabile della Practice Scenario Sud di The European House – Ambrosetti