Beni Culturali

Le edicole votive di Riposto, piccole opere d’arte da scoprire

Camminando per le vie di Riposto – soprattutto in quelle più antiche- si possono trovare delle bellissime edicole votive, “Atareddi”, in dialetto siculo. Le edicole votive a Riposto hanno origini molto antiche e se ne contano circa cento. Molte ancora in buono stato, a motivo dell’opera devozionale dei fedeli.

Gli altarini sorsero a Riposto man mano che nascevano i quartieri della cittadina con i palazzi dei notabili e i diversi nuclei familiari. Poche notizie riguardo la data di costruzione, tuttavia in linea generale l’origine dei più antichi risale a fine ottocento primi del novecento.

Davanti all’edicole votive si riunivano persone di tutti le estrazioni sociali e li si recitavano le preghiere, il rosario, le novene natalizie, o le canzoni dedicate alla Vergine Maria nel mese di maggio.

Le immagini più ricorrenti negli “altarini “di Riposto sono le immagini mariane con il bambino. Sono pochi o nulle quelle raffiguranti i santi protettori della città: S. Pietro o s. Sebastiano. Di quest’ultimo, l’unica edicola votiva si può ammirare nel quartiere “Scariceddu”, all’incrocio tra via Pace e Nino Arcidiacono. Il dipinto a muro del “Santo martire Sebastiano” è collocato in un’edicola realizzata per devozione di “Giuseppe Tomarchio di Filippo” il 18 dicembre 1905.

E’ possibile individuare in via Galliano accanto al numero civico 52 e in Via Duca degli Abruzzi-Via Pace (incrocio), edicole votive in onore di s. Antonio di Padova, sicuramente a motivo del suo culto fra i più diffusi dal cattolicesimo; quest’ultima restaurata dalla famiglia Rodolico .

Edicole dedicati alla Sacra Famiglia con il bambino ve ne sono due, in via Galliano accanto al numero civico 79 e in via Flavio Gioia accanto al numero civico 91; ciò fa intuire i valori che si davano alla Famiglia e ai genitori.

Passeggiando per le vie di Riposto, è possibile individuare in via Fuille – Via S. Paolo (inizio via Fuille) e in Via Generale Antonio Cascino -Via Regina Elena (incrocio), delle icone dedicate alla deposizione dalla croce e all’Addolorata, simbolo dei rituali della settimana santa. Presente anche un’edicola con al suo interno la statua del SS. Cristo alla colonna, nel pretorio, in via Pace-Via F. Roselli (incrocio).

Alcune di esse sono state costruite da privati per grazia ricevuta o per garantire protezione alla propria casa. Specialmente alle donne, si deve la cura che nel passato hanno ricevuto quasi quotidianamente; come la signora Denaro Grazia che dal 1970 al 2006 si è occupata dell’edicola votiva della Madonna del Rosario a pochi passi dal Duomo di Riposto in via Mongibello accanto al numero civico 32” e al restauro dell’edicola votiva della Madonna con il bambino in via Etna tra il numero civico 40/42.

I balconi del centro storico ripostese sono ancor oggi colorati di vasi di pomelie, gerani, ciclamini, menta e basilico e conserva un fascino discreto che è accresciuto dalle sue edicole votive tra cui quella di San Giuseppe con il bambino in via Archimede accanto al numero civico58. Quella dedicata alla Madonna delle Grazie in via Luigi Capuana accanto al numero civico 15, la quale rappresentò una sintesi sulla quale far convergere tutti i bisogni materiali e spirituali dei devoti: dallo studente, al commerciante di vino, al fabbricante di botti fino all’imprenditore di caffè; era un mezzo per ricevere grazie e prosperità. Una targa riporta: “Natoli Arcivescovo di Messina (1867-1875), concesse giorni 50 di indulgenze a chi devotamente recita una Ave Maria a questa immagine SS. delle Grazie “.

Molto diffuso è pure il culto della Madonna della Sacra Lettera. Le è dedicata un’edicola nella cittadina tra le stradine del centro storico in via Flavio Gioia accanto al numero civico 26. La devozione, infatti, alla madonna della Sacra Lettera, risale alla prima metà del settecento quando fu costruita, e in parte ricostruita la chiesa della Sacra Lettera.

 Percorrendo la strada litoranea via Cristoforo Colombo che dal centro storico conduce al quartiere “Pagliara” vi è un’edicola votiva con le raffigurazioni dei due santi Cosimo e Damiano incassata nella facciata di una casa privata accanto al numero civico 46, con una lapide che riporta “Santi Cosma e Damiano, veri medici sovrani, noi feriamo e voi guariti per la santa Trinità”. La devozione è tutt’ora molto sentita, forse perché, essendo santi medici, erano invocati a motivo della salute e delle epidemie.

Molte di queste edicole serbano integro il proprio fascino ed evidenziano la maestranza degli autori, mossa da una devozione ben radicata, come nel caso della cappelletta votiva della Madonna del Suffragio a pochi passi dalla spiaggia ripostese in via Cristoforo Colombo accanto al numero civico 57.

Le ritroviamo all’interno di traverse, in abitazioni private e all’incroci delle strade. Non hanno tutte grandi dimensioni e “l’icona o la statua” è racchiusa tra cornici in legno o in ferro. Quadrate, rettangolari, ovali che richiamano la maggior parte di esse, le facciate dei templi della Magna Grecia con le colonne laterali in stile dorico o corinzie.

Dalle nostre edicole votive è difficile oggi definire il nome del commissionario che in genere era un uomo o una donna del luogo, un muratore, una giovane coppia per devozione e bisogno di protezione o un artista che dipingeva per una grazia ricevuta.

Tantissimi altri altarini fanno parte delle vie della cittadina Ripostese e dei suoi quartieri soprattutto nella zona Scariceddu. Mettere in rilievo il patrimonio artistico del proprio paese è una forma di rispetto verso gli artigiani scultori, pittori e coloro che con tanta devozione li hanno commissionato. Sarebbe auspicabile camminare lungo le vie del paese e scoprire tante bellezze artistiche che valgono la pena di essere conosciute. Inserendoli all’interno di percorsi turistici – religiosi e farle conoscere ai visitatori, che ne possono raccontare poi nella loro città.

Salvaguardare e tutelare questo prezioso patrimonio equivale a ricordare non solo la devozione dei nostri antenati, ma anche la particolare fede alla madre di Dio che i ripostesi, per anni, hanno conservato nei loro quartieri per poi consegnarla ai posteri.

Antonino Di Mauro