Le tecnologie spaziali al servizio dei beni culturali. Sistemi e progetti innovativi che sfruttano le tecnologie sviluppate per lo spazio con l’obiettivo di monitorare i beni culturali per aiutarne la conservazione e migliorarne la fruizione da parte dei visitatori sono stati al centro dell’evento “Mic, Esa e Asi, insieme per l’Arte, sull’utilizzo delle tecnologie aerospaziali per la salvaguardia del patrimonio artistico” dal titolo “Il 5g e le tecnologie spaziali applicate alla tutela dei beni culturali” svoltosi a Roma presso sede del ministero della Cultura e in streaming online. A fare gli onori di casa la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni, e con lei – in presenza o in collegamento – tra gli altri Elodie Viau, Direttore per le telecomunicazioni dell’Esa, il presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia, la presidente della Fodazione E. Amaldi Maria Crisitina Falvella e le aziende coordinatrici dei progetti.
Quattro i progetti presentati – Vadus, Space To Tree, Amor, Pomerium – cofinanziati dall’Agenzia spaziale europea e dall’Agenzia spaziale italiana nell’ambito dell’iniziativa congiunta Space For L’Art (L’Aquila, Roma, Torino) del programma Artes Bass. I progetti sono incentrati sulla realizzazione di sistemi di monitoraggio avanzati per il patrimonio culturale con l’integrazione di diverse metodologie e tecnologie per estrarre informazioni a valore aggiunto atte a supportare le attività degli enti gestori, in particolare le attività relative alla pianificazione e gestione delle manutenzioni. Tra gli scenari di rischio affrontati dai progetti: la stabilità del suolo e dei manufatti, l’impatto delle attività antropiche, l’analisi della vegetazione infestante, le analisi della concentrazione e dell’effetto degradante di agenti inquinanti nell’ambiente urbano.
“Abbiamo iniziato a lavorare su dei progetti che nascono per tutelare il nostro patrimonio artistico e culturale che è enorme nel nostro Paese, – ha spiegato la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni – un Paese che però ha una serie di problemi legati al dissesto idrogeologico, all’erosione, per cui dovevamo riuscire a unire quello che era il controllo classico dei siti attraverso le persone, penso ai siti Unesco, ai siti archeologici, e quelle invece che sono le nuove tecnologie, per cui attraverso i satelliti e i droni siamo riusciti a unire le nuove tecnologie a quello che sono gli interventi umani per andare intervenire sui beni prima che ci siano comunque delle situazioni di degrado o situazioni addirittura di crolli, come abbiamo visto tristemente troppe volte, prima che siano irrimediabili”.
“Gli strumenti spaziali vengono utilizzati dal nostro Paese per difendere il patrimonio culturale già da tanto tempo, l’Asi collabora con il Ministero della Cultura da tempo, – ha sottolineato il presidente dell’Agenzia spaziale italiana Giorgio Saccoccia intervenendo online all’evento – lo fa direttamente con tutta una serie di progetti e lo fa attraverso gli strumenti flessibili e importanti dell’Esa, in particolare tramite il programma ‘Artes’ che sta diventando sempre più utile per permetterci di attuare nuove idee per l’utilizzo di dati satellitari, degli strumenti offerti dall’aerospazio anche con brevissimo tempo di preavviso. Lavoriamo molto bene in tandem con l’Esa come Italia per promuovere sempre nuove idee”.
“Con la fusione dei dati di provenienza da strumenti diversi, dallo Spazio e da altri sorgenti di raccolta dati, magari più vicine all’oggetto osservato, tramite l’Intelligenza artificiale siamo in condizione di fare un monitoraggio prezioso e accurato dell’oggetto, del sito che vogliamo osservare, monitorare e proteggere. Volendo fare un paio di esempi, – ha concluso il presidente dell’Asi – pensiamo alla costellazione CosmoSkymed che con i suoi sensori radar, 24 ore su 24, in qualunque condizione climatica, può monitorare lo spostamento anomalo di alcune strutture e dare segnali sulla necessità di interventi di consolidamento o il satellite Prisma che col suo occhio iperspettrale ci dà anche un’idea sulla composizione chimica e fisica dell’oggetto in fase di osservazione”.
Illustrato da Bruno Versini, direttore generale di e-Geos (società costituita da Telespazio 80% e Asi 20%) che coordina il progetto a cui partecipano Adpm drones, Arakne, Dbw Communications, Emersum, CisteC dell’Università di Roma ‘Sapienza’ – prevede la realizzazione di un sistema di monitoraggio avanzato che utilizza metodologie e tecnologie integrate, tra cui un approccio ‘Digital Twin’, per indagare e monitorare alcune zone del centro storico di Roma comprese entro la cerchia delle Mura Aureliane. Le aree individuate sono in particolare il Palatino e il Colosseo, la Piramide Cestia e Porta San Paolo, il tracciato urbano del fiume Tevere, l’Aventino e il Porto Fluviale.
Grazie all’uso di dati provenienti da satelliti, droni e sensori IoT (Internet of Things) collocati in situ e connessi tramite la rete 5g, Pomerium permetterà di costruire modelli digitali delle aree di interesse, per individuare i fenomeni in atto e predire le loro evoluzioni nel tempo.
In particolare, il sistema sarà in grado di fornire una valutazione della stabilità del suolo e dei manufatti, dell’impatto delle attività illegali (come la nascita di discariche abusive), dell’aggressione ad opera della vegetazione infestante e della presenza e concentrazione degli agenti inquinanti nell’aria, così come del loro impatto sulle superfici esposte degli edifici, soprattutto quelli storici.
In questo modo, Pomerium potrà fornire informazioni e dati utili per la pianificazione delle manutenzioni e per la gestione del territorio.
Illustrato da Gianfranco Corini, presidente di Nais capofila del progetto a cui partecipano Cnr, Esri Italia, Coop Culture, Nitel – propone soluzioni sia per la salvaguardia che per la fruizione dei beni culturali.
I servizi di salvaguardia saranno finalizzati principalmente a fornire informazioni sui fenomeni di degrado con informazioni sul rilevamento e la mappatura dei danni di superficie (attraverso satelliti e Uav) e sotto-superficie (Gpr) a cui sono esposti i beni.
I risultati saranno presentati in mappe tematiche per facilitare la comprensione dei risultati e mappe di velocità per rilevare criticità in termini di movimenti degli edifici. I servizi di fruizione supporteranno i visitatori della città di Roma.
Un modello 3d, il cui utilizzo sarà facilitato dal 5g, sarà disponibile direttamente sui dispositivi dei visitatori dopo aver scaricato un’app mobile.
Presentato da Antonio Casoria, presidente di Next Ingegneria dei sistemi SpA che coordina il progetto a cui partecipano Tim, Enea, Sapienza, Parco Archeologico Ostia Antica, Parco Archeologico Colosseo – propone un nuovo approccio alla fruizione di beni artistici e monumentali basato su una esperienza completamente immersiva, senza alcun vincolo spaziale e temporale nei percorsi di visita, declinata attraverso uno storytelling multilivello, a layers informativi, con contenuti multimediali di natura archeologica, storica e scientifica supportati da ricostruzioni/ricreazioni virtuali.
Risultato ottenuto con lo sviluppo di applicazioni in Realtà aumentata e virtuale, realizzabili grazie alla convergenza tra il 5g e servizi di comunicazione satellitare, integrati con quelli offerti dai sistemi Galileo e Copernicus e supportati da una infrastruttura cloud che permetteranno di valorizzare l’arte, la cultura e il turismo con l’obiettivo di sostenere la diffusione del patrimonio italiano nel mondo. I servizi sviluppati dal progetto si pongono come mezzo per superare ciò che in senso lato non è raggiungibile in termini fisici e culturali.
Nei limiti fisici ricadono le difficoltà legate all’accesso per ragioni ambientali, di preservazione del bene o per mancanza di sorveglianza. Ai limiti culturali sono riferibili le barriere connesse alla ‘comprensibilità’ del bene culturale, che può essere mancante di parti significative (disperse oppure conservate in altri luoghi) oppure non compreso pienamente per ‘gap culturale’. In tale quadro si inserisce anche l’eventuale presenza di barriere architettoniche che possono essere insuperabili da parte di persone diversamente abili.
Presentato da Angelo Donvito di Digimat, capofila del progetto che coinvolge Cnr-Isps e Cnr-Imaa – ha l’obiettivo di monitorare gli alberi per tutelare l’ambiente, gestire i rischi (danni a cose e persone) e tutelare e ottimizzare la fruizione del patrimonio culturale (arborio, archeologico, monumentale).
Il monitoraggio avviene unendo tecnologie IoT alla rete 5g con: telerilevamento, attraverso immagini satellitari (acquisite da Sentinel, dal satellite Prisma dell’Asi, da Landsat8 della Nasa) e sensori su droni, per valutare lo stato di salute e offrire una mappa di vigore degli alberi con evidenza di aree critiche; sensori in situ (centraline meteo, anemometri sonici, sensori Gnss, Imu) per valutare la risposta alle sollecitazioni ventose e fornire una mappa degli alberi che evidenziano anomalie.
I dati vengono processati tramite algoritmi di analisi multivariata dei dati multitemporali, da cui deriva l’elaborazione di mappe di rischio, alert e report.