CATANIA – Si è tenuta il 25 novembre al Teatro Brancati, punto di riferimento culturale catanese, la presentazione del libro di Giuseppe Lazzaro Danzuso “Le pupiate di Giuseppe Garibaldi. E tante altre storie”. Insieme all’autore, invitati illustri come Bruno Cacopardo, autore della prefazione del libro, il critico d’arte e saggista Giuseppe Frazzetto, Giuseppe Ardica giornalista del Tgr Rai Sicilia, i vertici della casa editrice Carthago. La serata, dedicata al grande Tony Zermo, è stata animata elegantemente da un Salvo La Rosa brillante come sempre. La verve ironica ha pervaso la serata, durante la quale gli interventi hanno smontato il mito di Garibaldi costruito da Alexandre Dumas che, come scoperto durante la presentazione, non aveva egli stesso una altissima opinione del personaggio, lanciandosi in riflessioni a partire dal libro, che hanno toccato miti e leggende, ironia e “catanesità”.
Presentato anche un godibile video creato con Intelligenza artificiale, ulteriore gabbata al protagonista del libro, Garibaldi, reo di non aver mantenuto le promesse fatte al popolo del Sud. Racconta Lazzaro Danzuso che l’ispirazione è venuta anche dalle parole di Paolo Modani, a proposito dell’arresto del boss Messina Denaro: “La pupiata è una grandissima messa in scena. In Sicilia, ma non solo, il puparo è chi determina la realtà manovrandola da dietro le quinte, di nascosto. Chi conduce il gioco è lui. Pupiata diventa dunque una parola che contiene un intero mondo di rimandi alla finzione, alla realtà, al pirandelliano essere e sembrare che ci fa chiedere se davvero esiste una verità”. L’Unità d’Italia doveva sembrare un processo spontaneo, l’enorme operazione di comunicazione pensata per la Causa era stata creata su Garibaldi uomo simbolo, luce, fulcro, per questo Garibaldi doveva diventare una icona su cui costruire il Regno d’Italia; dunque le invenzioni su Garibaldi erano indispensabili, come la vicinanza dello stesso alla Santa Rosalia per la somiglianza dei cognomi, per convincere il popolo palermitano ad unirsi per la Causa.
“La costruzione del personaggio fu accurata e intelligente, la verità storica però smascherò l’illusione, soprattutto per parti della popolazione che vivevano in totale miseria e che credettero al cambiamento. Gli ammortizzatori sociali per coloro che non avevano nulla erano i beni della Chiesa, quando essi vennero requisiti dallo Stato la grande speranza si sgretolò inevitabilmente, e la figura di Garibaldi cominciò a sbiadire rapidamente”, continua Lazzaro Danzuso, ricordando che la Leva obbligatoria toglieva braccia alle famiglie per sei anni, i dodicimila telai presenti al sud divennero solo settecento perché tutto venne spostato al nord. Citati Dumas, Cavour, Camilleri, Rizzo e Stella, la Questione siciliana mai finita, con riflessioni sull’attuale situazione regionale fanalino di coda in Italia, sulla partenza dalla Sicilia di centosessantottomila giovani fra il 2013 e il 2022, dato agghiacciante, “Nasce tutto dal Risorgimento” osserva l’autore, “l’Unita, e lo Stato Sabaudo, tutto nasce da lì, siamo figli della Storia”. Molto intensa la riflessione di Margherita Guglielmino, di Carthago, accorato appello perché i giovani rimangano in Sicilia, come linfa della Terra, cui si devono e si possono oggi dare opportunità perché possano realizzarsi senza abbandoni o trasferimenti.
“L’inclusione del Risorgimento, ha purtoppo portato all’esclusione”, è l’amara considerazione “iI mito è O Cuntu, nelle pupiate, il puparo per noi è la Grande massoneria di Garibaldi, la cugina Carboneria, dunque chi sa è piu forte di chi non sa”. “È indispensabile in Sicilia togliere il velo d’ignoranza e fare conoscere la verità”, conclude Guglielmino. Nonostante i temi seri, la serata è stata pervasa da momenti di grande ilarità, dovuti alla penna di Giuseppe Lazzaro Danzuso e grazie alle Pupiate del libro e all’incursione in teatro, di Tuccio Musumeci, vero monumento alla Catanesità che con la sua leggerezza ha arricchito la serata già scintillante. Così tra riflessioni sulle leggende come manifestazioni di conflitto di bene e male destrutturate in mitologie narrative di intento politico, omaggi a personaggi come Franco Battiato con un video ricordo in cui a San Vincent in anni lontani si presentò per cantare in divisa garibaldina, e spiegazioni sull’origine storica del termine arancino e dell’annosa diatriba fra catanesi e palermitani a proposito della corretta denominazione, la serata è volta al suo epilogo, lasciando agli spettatori un senso di pienezza per gli argomenti trattati e la profondità condita alla leggerezza con cui il libro è stato presentato.