La Sicilia orientale, in particolare il Catanese e il Siracusano, all’attenzione nazionale per lo sconvolgimento del clima e il dissesto idrogeologico e la città etnea protagonista in negativo anche per la questione rifiuti.
Di questi temi il Qds.it ha parlato con la presidente del circolo di Legambiente Catania, Viola Sorbello, ponendole una serie di domande.
Ci troviamo in una situazione di emergenza, che però non è piovuta dal cielo, ma è figlia dell’incuria e della cattiva gestione della raccolta dei rifiuti. La strada indicata dall’Europa è una: raccolta differenziata porta a porta, senza cassonetti, riciclo dei rifiuti con appositi impianti che portano anche occupazione e che ci attendiamo la Regione Siciliana autorizzi in tempi brevi. Qualunque dissertazione su termovalorizzatori o metodi differenti della gestione dei rifiuti è oziosa visto che la strada è indicata da normative europee e italiane.
L’unica soluzione è la raccolta differenziata. Il resto è fantasia. Occorre che i nostri amministratori siano innanzitutto competenti e informati sulle normative e poi efficienti sotto un profilo organizzativo. Catania è forse la città siciliana e italiana con il livello più basso di raccolta differenziata e l’emergenza rifiuti ne è una diretta conseguenza. La discarica di Lentini, infatti, si è saturata a causa dell’enorme mole di rifiuti indifferenziati portati soprattutto dalla città di Catania. Altri Comuni della Sicilia che conferiscono anch’essi nella stessa discarica vi portano un quantitativo decisamente più basso. Quello cioè che rimane dopo una raccolta differenziata con livelli che per alcuni centri arriva anche al 70%. Comuni che in questi anni hanno lavorato bene, ottenuto risultati e che, infatti, non sono in emergenza rifiuti con spazzatura per le strade come è avvenuto in questi giorni a Catania.
La decisione presa con un vertice istituzionale di spingere sulla raccolta differenziata porta a porta, si sarebbe dovuta prendere tre anni fa quando questa giunta si è insediata. In questi tre anni non c’è stata una attenta raccolta differenziata. Non sono stati realizzati, ad esempio, dei centri comunali di raccolta (cosiddette isole ecologiche) e quelli già esistenti hanno funzionato a regime ridotto. Sono stati creati dei centri di raccolta mobili che sono risultati inutili o scarsamente utilizzati, perché non è stata introdotta una bilancia pesa rifiuti che serve ai cittadini che conferiscono di ottenere uno sconto sulla Tari. La raccolta porta a porta è stata fatta malissimo, abbiamo segnalazioni continue di cittadini, perché la gente conferisce di tutto nella raccolta differenziata e nessuno dice nulla. Non sono stati effettuati controlli e non vengono elevate sanzioni nei confronti dei cittadini che non hanno avuto la buona volontà di conferire bene i rifiuti.
La Tari a Catania è la più alta d’Italia e anche questo è un sintomo di una gestione inefficiente che non poteva non finire con un collasso. Gli enti che si dovrebbero occupare della gestione sono oltre che il Comune di Catania anche la Srr. Visti i risultati chiari a tutti evidentemente hanno anche loro fallito nel loro compito. Anche se il gioco del rimpallo delle responsabilità impedisce loro di fare una onesta autocritica. Dopo questo vertice che ha portato a risposte ovvie e scontate è una missione impossibile riuscire in cinque giorni ad estendere la raccolta porta a porta in tutta la città. Le città che vi sono riuscite con successo ci hanno lavorato duramente con processi lunghi e complessi. Anche per le città ben organizzate si richiede, un’organizzazione, un lavoro e una competenza. Ma ciò non significa che noi tutti non dobbiamo fare in modo che ciò avvenga.
Che si è edificato in maniera eccessiva, con un consumo del suolo altissimo. Secondo un’indagine Ispra Catania è la provincia siciliana più cementificata nel 2020. Un eccesso di edilizia abusiva che non è stata mai abbattuta e di edilizia lecita con concessioni edilizie rilasciate evidentemente in modo sovrabbondante. Ci sono terreni con cambio di destinazione d’uso da agricoli ad edificabili, concessi in maniera indiscriminata. Tutta questa edificazione ha reso il suolo impermeabile. La fisica non è un’opinione: dai monti l’acqua scende a valle e nessuna sorpresa se nei giorni scorsi ha trascinato con sé tutto quel che ha trovato sul suo cammino. Tutti i Comuni dovrebbero passarsi una mano sulla coscienza e introdurre nei loro piani regolatori uno stop immediato all’edificazione non necessaria. Il territorio è saturo di edilizia e la offerta supera la domanda. Bisogna demolire il vecchio, il fatiscente. Bisogna acquisire dei terreni, sottrarli alle edificazioni di villette a schiera di cui il territorio è saturo, e, come ha fatto il sindaco di Aci Bonaccorsi, destinarli a parchi urbani. In questo modo vi sono parchi in più dove poter fare divertire e mettere in contatto con la natura i propri figli.
Il Canale di gronda è una grande opera che ha tempi di realizzazione lunghi. Nel frattempo però i cambiamenti climatici sono in atto. Il canale di gronda non potrà risolverà i problemi della grande portata d’ acqua che si svilupperà nei prossimi anni. Potrà essere una soluzione parziale ed essere realizzato a patto che sia sostenibile sotto un profilo ambientale ed economico. Sotto il profilo economico occorre valutare se i costi non siano eccessivi rispetto ad altre soluzioni, sotto quello ambientale deve essere compatibile con la natura del sottosuolo e con la possibilità che le acque prima di essere convogliate a mare siano depurate visto che trascinano con sé ogni sorta di rifiuto. Perché se, come accade adesso, con il canale di gronda si fanno arrivare a mare le acque meteoriche senza filtri cosicché tutti i rifiuti e detriti del territorio vi finiscono dentro ciò significherebbe inquinare ancora di più i nostri mari.
Gianluca Virgillito