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Legambiente: “A Priolo va fatta una scelta radicale, bonifiche e nuovo modello industriale”

SIRACUSA – Domani nel “Centro Anziani” di Città giardino a Melilli si terrà l’incontro sul tema “Fuori dal pantano. Verso la riconversione ecologica e tecnologica del polo petrolchimico”. Ai lavori saranno presenti numerose personalità e tra queste il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani e il presidente regionale della stessa associazione, Tommaso Castronovo. Il tema è piuttosto delicato, alla luce dell’ultimo atto dello scontro istituzionale tra le toghe di Siracusa e il governo nazionale, che ha portato la Procura aretusea a chiedere ai colleghi del tribunale del riersame della capitale di non pronunciarsi sul ricorso presentato dal governo averso la decisione del Gip di Siracusa di risequestrare il depuratore e di trasmettere le carte della decisione alla Suprema corte.

Alla luce di quelle che saranno le prossime dinamiche su una vertenza delicatissima abbiamo sentito il parere del presidente di Legambiente Sicilia, Castronovo che sarà uno dei relatori del convegno.
Presidente quali sono i vostri timori per una vertenza che ancora non si sa come andrà a finire?
“Non siamo delle Cassandre. Noi più che temere ci auguriamo che sul depuratore di priolo e sul petrolchimico si proceda attraverso un progetto generale futuro che vada verso la direzione della tutela delle popolazioni dell’area che ancora oggi stanno soffrendo per le scelte delle istituzioni. Quindi ci auguriamo che ci sia da parte di tutte le istituzione una scelta radicale attraverso un nuovo modello industriale che superi quello attuale che ha prodotto tanti disastri ambientali e sanitari e si vada avanti attraverso un nuovo piano che cambi in ragione di una riconversione verde di un’area che puà puntare benissimo su altri settori energetici più sostenibili”.

Di che progetti state parlando?
“Parliamo di progetti che tengano conto moltissimo delle bonifiche. E si proceda attraverso una bonifica verde che guardi trasversalmente a tutte le opportunità che si possono offrire per quel territorio in termini di chimica verde, idrogeno, e anche industria dell’economia circolare, del riciclo, di impianti che puntino sulle energie rinnovabili o anche su una industria metalmeccanica. Secondo noi ci sono tutte le prospettive per cambiare e avviare una transizione economica e ambientale di cui si sente il bisogno nel nostro Paese. Stiamo assistendo in tutta Italia, compresa la Sicilia, anche dal punto di vista climatico a un cambiamento che ci spinge a dover superare un modello che ormai ci sta portando verso la deriva. Per cui noi riteniamo che si debba costruire una industria alternativa a quella di oggi”.

Ma il governo punta ad altri risultati che sono diametralmente oppostri ai vostri…
“Guardi, quella del governo è una prospettiva che ha ormai il fiato molto corto. Oggi il governo può blindare il sito di Priolo, come sta blindando altri siti. Ma siamo davanti a decisioni che hanno il sapore di una restaurazione e non di una rivoluzione positiva. La loro scelta non ha niente di strategico per il futuro del Paese”.

Anche la Regione che aveva promesso interventi sul depuratore al momento sembra che abbia fatto poco…
“Fino adesso non ha fatto nulla per ridurre gli scarichi inquinanti. Al momento sembra che abbiamo solo messo dei fondi, ma soltanto sulla carta nell’ultima finanziaria. Secondo la nostra conoscenza finora Palermo non ha eseguito alcun intervento, ma non sappiamo se ci siano progetti. Comunque noi abbiamo detto in diverse occasioni che sul depuratore la scelta importante è in primis quella di intervenire per mettere l’impianto in condizioni di poter depurare secondo i parametri di legge”.

I grandi colossi energetici hanno annunciato che presto si doteranno di depuratori privati…
Legambiente pensa che questi nuovi impianti non potranno entrare in funzione prima di due anni a partire da adesso. Ma la nostra associazione non ha dati aggiornati sulla questione, sappiamo solo che opere del genere non si realizzano dall’oggi al domani. Dovremmo acquisire dati che però le aziende non sono molto inclini a divulgare”.

Senta in attesa del Riesame di Roma ci sono grandi lementele da parte di tutti, dalle aziende, ai sindacati…
“I sindacati si lamentano perché attualmente manca un serio piano industriale per tutto il petrolchimico, sia di riconversione che di sviluppo. E questa incertezza non giova neanche alle migliaia di maestranze che vi lavorano”.

Ammesso e non concesso che il Tribunale di Roma decida di inviare la richiesta alle decisioni della Suprema Corte, Legambiente non pensa che questo possa ulteriormente ritardare le decisioni sul sito, col perdurare dell’inquinamento?
“Va scatenato un senso di consapevolezza più maturo rispetto a quello che sino ad oggi hanno dimostrato le istituzioni, capaci di lavorare soltanto sul piano della conservazione. Quindi se questa richiesta della magistratura può essere lo spunto per smuovere qualcosa, in particolare una riflessione più matura sullo sviluppo industriale di quell’area, allora noi la riteniamo un passaggio importante e un elemento fondamentale. In fondo, gli stimoli che abbiamo avuto nel nostro Paese sono stati sempre frutto di una visione critica, emersa quando non c’era più nessuna possibilità di scappatoia verso il passato. Quindi se la decisione dei magistrati riuscisse a sbloccare questa situazione di impasse, per noi non potrà che essere un passaggio utile verso il cambiamento. Poi il resto dipenderà dalla lungimiranza del governo e da quello delle industrie”.